di Santina Muzi
Chi mi conosce sa del mio impegno nel progetto “Istruzione è vita” promosso dall’Associazione Ikhiwa a sostegno dell’istruzione scolastica dei bambini poveri dell’area di S. Mary, nello Zimbabwe. Questo però non mi impedisce di occuparmi anche di altri progetti come, ad esempio, quello portato avanti con passione e convincimento dal dottor Nicola Samà che, andando prematuramente in pensione, ha lasciato l’ospedale di Acquapendente per fare volontariato in un villaggio del Kenya.
<<Se fossi rimasto ad Acquapendente avrei fatto lo scrittore a tempo perso.>> dice il medico. E probabilmente, seppure gratificante, lo scrivere non può colmare il vuoto lasciato dal desiderio irrealizzato di darsi da fare e di rendersi utile. Così, abbandonati gli affetti, il lavoro sicuro e una vita contornata dai confort moderni, Nicola Samà se n’è andato in un villaggio dell’Africa dove manca perfino la corrente elettrica.
Ora, da quel mondo così diverso, invia con una lettera notizie sui progressi del progetto e chiede aiuto, per i “suoi” bambini e per la gente che in quel mondo vive.
Consultando il sito www.aina-onlus.it è possibile reperire foto e notizie aggiornate nonché la lettera in versione integrale che il dottore ha inviato in primis all’Ordine dei medici di Vibo Valentia, e attualmente a noi, per la divulgazione.
Di seguito, parti della lettera:
“Cari Amici” scrive il dottor Samà “sono un medico ospedaliero internista, in pensione da un anno, in precedenza dipendente dell’ospedale di Acquapendente. Mi trovo in Kenya per un’attività di volontariato nel villaggio “I bimbi del Meriggio”, creato dall’Associazione romana “A.I.N.A. Onlus” per accogliere bambini sieropositivi, attualmente 89, per la maggior parte orfani.
Il 30 Giugno scorso è stato inaugurato l’Ambulatorio – Laboratorio e si sta provvedendo alle attrezzature necessarie. Abbiamo attualmente due infermiere, in autunno dovremmo avere anche un tecnico di laboratorio. E’ prevista in futuro l’apertura anche agli esterni. All’interno c’è uno studio dentistico completo, donato dal marito di una dentista di Roma, deceduta mesi fa in giovane età (studio di Mena).
I bambini, che vanno da un’età di pochi mesi fino a 16 anni, sono accuditi da alcune donne del luogo (le house-mothers) e sono seguiti e curati regolarmente per il virus HIV da un’equipe di medici di un ospedale vicino, Chogoria. La mia attività qui servirà a curare le patologie intercorrenti (malaria, polmoniti, gastroenteriti, ecc…), evitando, così, il ricorso a viaggi continui verso strutture sanitarie esterne e distanti. Inoltre, cercherò di dare nozioni generali di igiene, atte a prevenire tali malattie.
I ragazzi in età scolare frequentano attualmente una scuola esterna distante circa 2 km, ma è in costruzione la nostra, adiacente al villaggio, che sarà aperta anche agli esterni (Primary School, otto classi). I lavori, affidati a un bravo costruttore, sono iniziati in Agosto e dovrebbero essere terminati verso Gennaio. In seguito, è prevista la costruzione di un locale per i docenti, la direzione e le attività collaterali per i ragazzi (musica, arte, computer).
Lo stesso dovrebbe provvedere alla costruzione di un pozzo per l’acqua potabile, di cui usufruirà anche la popolazione dei dintorni.
C’è anche, all’interno del villaggio, un’attività agricola e zootecnica.
In Agosto è venuta una coppia di registi (lui italiano di Roma, lei slava – vivono a Vienna), cui è stato affidato l’incarico di fare un documentario, in inglese e in italiano, sull’attività del villaggio, allo scopo di diffondere, in Occidente e in Africa, un messaggio educativo sull’AIDS e sulla condizione di sieropositivo, affinché i soggetti affetti non siano discriminati nella società. Hanno girato per dieci giorni su tutti i particolari della vita e delle attività dei bimbi. Forse torneranno per continuare o integrare il filmato.”
A questo punto Nicola Samà passa a parlare di cifre:
* “La vita del villaggio costa circa €120.000,00 l’anno (c’è uno sponsor importante in USA e ce ne sono altri in Italia).
* Per la scuola si prevedono, solo per le 8 aule, €120.000,00 (ci sono finora 2 sponsor per circa €40.000,00).
* Per il pozzo circa €30.000,00 (ci sarebbe già uno sponsor).
* Per l’Ambulatorio, se ci sarà incremento dell’attività, circa €10.000,00 (in parte già sponsorizzato).
* Per il documentario circa €30.000,00, durata un’ora.”
L’A.I.N.A. è una onlus riconosciuta e come tale può usufruire di alcuni privilegi, come espone chiaramente il medico:
“Ricordo che l’importo di ogni donazione può essere detratto fiscalmente nell’annuale dichiarazione dei redditi.” Il dettaglio, molto importante, può tranquillizzare tutti coloro “che hanno in animo di aiutare gli altri ma non sanno o non si fidano degli innumerevoli inviti che giungono dalle varie Associazioni onlus tramite la TV e la stampa”.
Precisazioni anche per coloro che intendono sponsorizzare in maniera consistente il documentario: avranno la possibilità di esporre “il proprio logo nel filmato, o avere una targa esposta, per es., davanti a un’aula della scuola… La possibilità di contribuzione può essere fatta anche con una adozione a distanza di un bimbo (in maggioranza sono femmine)”.
In calce, vari indirizzi e-mail per eventuali contatti: Presidente A.I.N.A., Vittoria Quondamatteo (vicky.q@tiscali.it); i registi Olga e Diego Fiori (kukokom@gmail.com e dffiori@libero.it); la coordinatrice del progetto documentario “Terra rossa” Daniela Lorenzetti (daniela.lorenzetti@uniroma1.it)”.
Sito internet: www.aina-onlus.it. (info@aina-onlus.it)
La lettera chiude con data, firma e indirizzo di posta elettronica:
“Grato della Vostra attenzione, in attesa di un Vostro cortese riscontro, invio distinti saluti.
Kenya, Nchiru li 08/09/2012
Nicola Antonio Samà
nicsam50@libero.it