ORVIETO – Uccide il fratello minore con una coltellata al cuore al termine di una lite per soldi. La tragedia familiare è avvenuta sabato sera ad Orvieto nel quartiere di Ciconia al quarto piano di una palazzina in via delle Robinie. La vittima è Ljiridon Seljmani, detto Toni, di ventuno anni, di nazionalità macedone.
Il ragazzo sarebbe morto con una coltellata al cuore inferta dal fratello maggiore Sphend di ventiquattro anni, mentre in casa pare fosse presente anche il padre cinquantatrenne. In casa non c’era invece la madre, ospite in questo periodo dalla sorella per il ramadan. Una lite per soldi, forse una richiesta di contante da parte del fratello maggiore al ragazzo poco più che maggiorenne, ma che era anche l’unico in casa a lavorare stabilmente. E’ quanto secondo gli inquirenti, sarebbe alla base del fratricidio. L’inferno si sarebbe scatenato intorno alle 20,30. Nel soggiorno dell’abitazione al civico 56A di via delle Robinie scoppia la lite tra i due fratelli.
La polizia che indaga sull’omicidio sta cercando di ricostruire puntualmente l’accaduto. Di fatto, quando entra in casa, verso le 20,45, trova il ventunenne senza vita. Intorno evidenti segni di colluttazione e anche l’arma del delitto, un coltello a farfalla ritrovato sotto ad una sedia in cucina. Poche tracce di sangue in giro. In casa, in stato di choc ci sono anche il fratello maggiore Shpend, muratore saltuario, e il padre. Se per la polizia ci sono pochi dubbi sulla ricostruzione dell’accaduto, il fratello maggiore che pure ammette la lite violenta, nega di aver commesso il delitto. Una disgrazia, secondo la sua versione. Per il ventiquattrenne che respinge ogni addebito, il fratello nel corso della zuffa (di cui anche lui porta i segni) sarebbe caduto su un tavolo con il coltello in mano, procurandosi le ferite mortali. Mentre il padre si sarebbe limitato a dire di aver visto il tavolo rotto entrando nella stanza e il figlio morente gli avrebbe riferito di averlo mandato in frantumi con un pugno per il nervoso.
Versioni contrastanti e che non stanno in piedi secondo la polizia. In ogni caso per il medico legale che ha eseguito la ricognizione cadaverica non ci sono incertezze: morte in conseguenza di un colpo di arma da taglio. Un colpo inferto nella zona mammaria, in corrispondenza all’incirca dell’ascella sinistra. Ulteriori ricostruzioni saranno possibili solo con l’esame degli oggetti sequestrati da parte della Scientifica e con l’autopsia sulla salma che verrà eseguita nelle prossime ore.
Di fatto a chiamare l’autoambulanza del 118 sono stati i vicini di casa, messi in allarme da padre e figlio che intorno alle 20,40 hanno iniziato a suonare campanelli e ad andare e venire lungo la via per chiedere aiuto. La polizia del commissariato di Orvieto, diretta dal vice questore aggiunto Antonello Calderini, a sua volta, è intervenuta sul posto chiamata dal personale sanitario. Sul posto anche il sostituto procuratore Flaminio Monteleone che coordina le indagini. Gli agenti – in stretta collaborazione tra squadra Volante, Anticrimine e Giudiziaria – stanno valutando con esattezza orari e dinamica per fare piena luce sulla tragedia. Secondo gli investigatori, non è escluso che la scena del delitto possa essere stata modificata e forse ripulita da tracce di sangue che in genere si trovano in maniera più copiosa in casi simili.
Shpend Seljmani, senza particolari precedenti alle spalle, è stato tratto in arresto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal legame di sangue. Ieri pomeriggio, in sede di convalida, il giudice per le indagini preliminari Claudio Baglioni ha confermato i sequestri operati dalla polizia del commissariato e si è riservato fino a domani di decidere sulla misura cautelare da adottare. Di fronte al magistrato il ventiquattrenne, chiuso nel carcere di via Roma da venerdì notte, si è trincerato dietro ad un muro di silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. La salma è attualmente in deposito presso il l’obitorio del Santa Maria della Stella in attesa che l’anatomopatologo, una volta conferito l’incarico dal tribunale, esegua l’esame autoptico. Fornendo ulteriori elementi per stabilire l’esatta dinamica della morte del ragazzo.