MONTELEONE – Un vero disastro ambientale. Così il sindaco di Monteleone d’Orvieto, Mario Pattuglia, sintetizza l’incendio che da tre giorni sta mettendo in ginocchio il territorio del suo Comune. Sì, perché ad essere trasformati in cenere nel rogo che anche ieri ha visto in azione due canadair e diversi elicotteri sono stati decine e decine di ettari di un’area boschiva di elevato pregio ambientale e paesaggistico. Le macchie di Monteleone d’Orvieto sono ricche di legname e intensamente abitate dalla fauna più varia: cinghiali e daini, in primis. Ma il danno causato dal fuoco, oltre che per il paesaggio e per gli equilibri naturali, è anche economico. Non solo gli alberi dei boschi lungo il versante che da Monteleone arriva fino a Piegaro (nella serata di venerdì le fiamme sono arrivate poi a lambire anche il territorio di Montegabbione), da venerdì a oggi sono bruciati anche ettari e ettari di coltivazioni. Uliveti soprattutto, ma anche vigneti, con un danno incalcolabile per le tante aziende agricole locali dalle quali arriva un grido d’allarme. “Siamo in ginocchio” dicono alcuni produttori della zona. Per il resto, le fiamme hanno interessato sterpaglie. Per un totale, come noto, di circa cento ettari di terreno percorso dal fuoco. La stima, seppure ancora approssimativa, è confermata dai vigili del fuoco.
Gli stessi pompieri non hanno comunque notizia di stragi di animali selvatici. “Gli animali in questi casi fuggono prima dell’arrivo delle fiamme – spiegano i vigili del fuoco – può capitare che restino vittime di incendi nei casi in cui rimangano intrappolati tra due fronti. Ma non è stato questo il caso”. Di certo, però, anche se non sono morti, gli animali selvatici non avranno più per lungo tempo un habitat adatto con ricadute gravi sugli equilibri locali. Danni, in ogni caso copiosi, sono in fase di stima, sia dal punto di vista strettamente ambientale che economico. L’agricoltura locale, soprattutto per la produzione di olio di quest’anno e per la vendemmia oramai alle porte, subirà forti contraccolpi.
Tutto per il gesto folle di un piromane o forse di più piromani.
Quello di Monteleone è forse uno dei pochi casi, infatti, in cui chi è intervenuto non ha avuto il minimo dubbio. L’incendio è stato di natura dolosa. Spia incontrovertibile il fatto che le fiamme si siano originate da più focolai distanti tra loro. Un gesto folle, ma anche un reato grave perseguibile penalmente – i reati che si configurano vanno dal procurato allarme sociale all’innesco di incendio doloso, sempre che non vi siano danni alle persone – per il quale sono già scattate le prime indagini. D’altro canto, difficilmente i boschi sulle colline di Monteleone d’Orvieto si salvano da un incendio estivo, secondo quanto riferisce la popolazione del posto. E giusto alcuni giorni fa c’era stato un principio di incendio che però non era riuscito a propagarsi con la violenza con cui è poi divampato venerdì e che anche ieri ha tenuto impegnate diverse squadre di soccorso aeree e da terra.