ORVIETO – Non ci sta a che i “suoi” medici vengano assimilati ai cosiddetti “furbetti del cartellino” e così il presidente della commissione per il rinnovo delle patenti di guida di Terni, il dottor Francesco Bonini, replica punto su punto chiarendo la propria posizione in merito all’interruzione del servizio ad Orvieto. .
“Si tiene a precisare – afferma il dottor Bonini – che da oltre dieci anni, senza alcuna disposizione o sollecitazione aziendale, ma su esclusiva iniziativa del servizio diretto dal sottoscritto, si sono tenute sedute della commissione patenti presso la sede di Orvieto al solo scopo di meglio rispondere alle esigenze della comunità locale. L’interruzione temporanea del servizio ad Orvieto – prosegue il presidente della commissione – è legata alla soluzione del problema sia di rilevazione delle presenze che dell’orario di servizio, problema sollevato proprio dal sottoscritto con una lettera indirizzata all’ufficio del personale della nostra Asl in data 4 aprile 2012”.
Questo, nel dettaglio, il succo della questione. “La problematica nasce dall’interpretazione circa la natura dell’attività svolta dai componenti la commissione, attività che la direzione aziendale ritiene ora di valutare come libero-professionale, con la naturale conseguenza che non possa considerarsi nell’orario di servizio il tempo di trasferimento da Terni ad Orvieto”. “L’interpretazione fornita dall’azienda non può essere condivisa – sostiene Bonini – per una serie di determinanti ragioni che si tenterà sinteticamente di indicare.
I componenti la commissione, sebbene nominati dal Ministero dei Trasporti, debbono necessariamente avere lo status di medici dipendenti della Asl (all’interno della quale opera la commissione stessa), e delle varie amministrazioni dello Stato ( Polizia di Stato, Esercito…). Trattasi di un organo istituzionale cui sono demandati compiti di legge (revisioni per guida in stato di ebbrezza, uso di stupefacenti, violazioni del codice della strada, visite per persone affette da particolari patologie), a cui il cittadino deve obbligatoriamente rivolgersi senza possibilità di scelta e pagando il corrispettivo stabilito dalla legge e non dal libero mercato”. Tutte queste caratteristiche, secondo Bonini, classificano quello della commissione come un lavoro dipendente e come tale sarebbe da considerare orario di lavoro anche il tempo dei trasferimenti.
“Ben al di là della interpretazione della normativa vigente – conclude il medico – non possono essere tollerate le assimilazioni a “scandali” e o “malcostume”, avendo lo stesso direttore generale, in conferenza stampa, fatta una netta distinzione con altre questioni legate all’orario di servizio e che nulla hanno a che fare con la commissione. Del tutto improprio, infine, appare il paragone relativo al pendolare che dovrebbe essere retribuito per le ore trascorse in viaggio per raggiungere la propria sede di servizio: nessuno dei componenti la commissione ha mai pensato di contemplare come orario di servizio lo spostamento dalla propria abitazione (ovunque essa sia) alla sede di lavoro.
E’ vero piuttosto che ognuno dei componenti la commissione svolge le proprie funzioni con grande senso del dovere e spirito di servizio e sono pertanto più che legittime le pretese di vedersi riconosciuti i corrispondenti diritti ed il rispetto che merita l’onesto e rigoroso esercizio del proprio lavoro”.