ORVIETO – Si è svolto sabato scorso presso la sala consiliare del Comune di Orvieto il previsto incontro tra l’amministrazione comunale e i produttori aderenti al Consorzio Vini di Orvieto. Una riunione sollecitata dallo stesso sindaco Toni Concina, preoccupato per il clima di incertezza che si registra nel comparto.
Al centro i problemi della Denominazione e la necessità di un’assunzione collettiva di responsabilità nell’attuale momento di crisi, aggravato dalle tensioni che da sempre si registrano tra i produttori orvietani. Presenti, oltre al sindaco e al presidente del Consorzio, Luigi Barberani, solo una trentina di produttori (sebbene delle aziende più rappresentative dell’Orvieto, ivi comprese le due cantine sociali) a fronte di un invito rivolto a circa 1500 persone.
Aprendo l’incontro, il sindaco Concina ha spiegato le ragioni dell’appuntamento. “So bene – ha detto – quale sia il ruolo del sindaco e i vostri impegni. Se vi ho convocato è per aprire un confronto, nel clima di disagi e incertezza che regna in questo comparto. Il dissenso al vostro interno mi pare si trascini da tempo, per questo voglio dare il mio contributo disinteressato”. “La parola magica – ha aggiunto il sindaco – è concordia. Rappresentate il settore più importante dell’economia orvietana, se c’è una cosa che Orvieto ha, a parte il Duomo, siete voi, a dispetto delle lotte e delle discordie. Il brand Orvieto esiste ancora, quindi la mia preghiera, la mia esortazione è quella di trovare all’interno del Consorzio un momento di dialogo. Vi prego – ha concluso – di far tornare questo comparto un motivo di orgoglio per la città, vivibile, propositivo e con posizioni migliori sui mercati. Per quanto di mia competenza, sono e resterò per tutto il tempo necessario a disposizione per favorire quanto più possibile questo percorso”.
Il presidente Luigi Barberani non ha nascosto la gravità della situazione ed ha rivolto un appello alla collaborazione, nel nome della responsabilità rilevante che l’intero settore riveste verso la Denominazione e non solo. “Stiamo gestendo una Denominazione importante per noi e per la città – ha detto Barberani – Abbiamo questa responsabilità. Ma se continueremo con le guerre degli uni contro gli altri, la fine è vicina. Siamo già ad un punto di non ritorno. E credo che nessuno voglia la responsabilità di aver distrutto una Denominazione storica come quella dell’Orvieto. Tanto grave è la situazione, tanto più dobbiamo assumerci la responsabilità e individuare una linea da seguire, in assoluta collaborazione”.
Barberani è tornato sul problema centrale dei prezzi, attorno al quale sono ruotati poi anche la maggior parte degli interventi dei singoli produttori. “Tutti i vini che hanno svolto azioni importanti per la valorizzazione delle rispettive Doc stanno sul mercato meglio di noi” ha ricordato il presidente, citando il calo del prezzo dell’Orvieto, a fronte di un aumento generalizzato di quello del vino.
“E’ vero che le situazioni sono diverse da una Denominazione all’altra, ma occorre orientarsi verso scelte univoche ed importanti – ha concluso il presidente – La resa è una scelta fondamentale e coerente, perchè basata sui numeri, ma è necessario che ci sia unità di intenti sulla promozione e sui prezzi altrimenti non si risolveranno i problemi dell’Orvieto”.
Dall’acceso dibattito che è seguito, ne è uscita una prima traccia dei problemi da affrontare. L’obiettivo è unico – restituire rimuneratività all’Orvieto – ma perseguito, al momento, per strade diverse e contraddittorie, dalla grande distribuzione al mercato delle enoteche e della ristorazione, con politiche dei prezzi che, da un lato, deprimono l’immagine dell’Orvieto e, dall’altro, disorientano il consumatore.
Se la svendita del vino alla grande distribuzione espone le aziende al rischio di essere travolte dalla guerra al ribasso dei prezzi, determinata dall’affacciarsi sui mercati della concorrenza spietata di nuovi Paesi produttori, la strategia della qualità a prezzi sostenuti è perseguibile solo attraverso un progetto di promozione a medio e lungo termine che rilanci l’immagine della Doc. E che tenga presente il variegato mondo di una Denominazione che ha il 70% degli imbottigliatori fuori zona e che opera contemporaneamente sul mercato delle bottiglie e quello dello sfuso.
C’è anche chi, come Gianluigi Maravalle (Cantina Vitalonga), ha proposto la chiave dell’enoturismo per rilanciare il territorio e la Denominazione, tramite la costituzione di un consorzio tra produttori, albergatori e commercianti.
Renzo Cotarella (Antinori) ha indicato in 80 euro al quintale la soglia di rimuneratività delle uve. Mentre Vincenzo Cecci (Cantine Monrubio sca) ha espresso l’auspicio di un maggior coordinamento tra le due principali cantine sociali in merito alle politiche commerciali.
Sono intervenuti al dibattito nell’ordine: Tommaso Picciolini (ex presidente Cantine Monrubio sca e attuale presidente onorario), Gianluigi Maravalle (Vitalonga), Vincenzo Cecci (presidente Cantine Monrubio sca), Alessandro Lumini (Podere Vaglie), Giovanni Dubini (Palazzone), Renzo Cotarella (Antinori), Giulio Fontani (Tenuta di Titignano), Corrado Bottai (Le Velette). Cantina Cardeto, pur presente all’incontro, non ha preso la parola.
In conclusione, il sindaco Toni Concina ha annunciato che a breve invierà delle proposte concrete ai produttori, come spunti per avviare un possibile quanto necessario dialogo costruttivo.