ORVIETO – Centrale a biogas in Val Teverina, adesso potrebbe essere spostata. Le polemiche delle ultime settimane, culminate nell’assemblea tesissima che si è riunita lunedì sera a Montecchio e in una minaccia di denuncia alla procura da parte della minoranza, stanno aprendo nuovi scenari per il progetto “Tenacia” della “Albachiara Rinnovabili” srl. Il possibile spostamento dell’impianto in altro sito sembra che sia tra le proposte che l’amministrazione comunale di Montecchio, dopo aver dato il proprio assenso, si ritrova a dover fare alla società di fronte alla battaglia che sta conducendo il comitato contro il biogas in Val Teverina. Un incontro tra Comune e Albachiara Rinnovabili dovrebbe esserci in giornata, dopo le ultime evoluzioni della vicenda. A questa attivazione di un processo partecipativo (tardivo) plaude il consigliere regionale fausto Galanello (Pd) secondo il quale “non basta la correttezza delle procedure se, oltre alla contrarietà all’insediamento, i cittadini lamentano mancanza di informazione e di democrazia”.
Effettivamente del progetto si è iniziato a parlare solo in queste ultime settimane, in coincidenza con la conclusione dell’iter autorizzativo che si è chiuso formalmente il 29 giugno scorso. A decorrere da questa data la società avrebbe potuto iniziare i lavori per entrare in produzione entro la fine dell’anno.
E’ dell’8 maggio, infatti, il pronunciamento della Regione che ha dato “valutazione di incidenza favorevole” al progetto. Si tratta di un impianto a biogas della potenza di 1MW – investimento 5 milioni di euro – da realizzarsi nel territorio del Comune di Montecchio, in località Cordigliano, vicino al salumificio Scianca, in prossimità dell’oasi di Alviano, su un terreno concesso in affitto dall’azienda agricola locale Paci. Il Comune di Montecchio, in data 14 giugno, poi, in merito alla procedura abilitativa semplificata ha comunicato alla ditta Pierpaolo Arcangioli, legale rappresentante della “Albachiara Agricola srl” che dopo trenta giorni a decorrere dal 29 maggio avrebbe potuto iniziare i lavori.
Contrarietà e dubbi sul progetto fanno capo alle dimensioni della centrale e alla sua collocazione nelle immediate vicinanze dell’oasi di Alviano. Secondo il comitato ambientalista, per la gestione di una centrale di un megawat di potenza, realizzata su una superficie di circa 3 ettari, occorrono giornalmente dalle 12 alle 15 tonnellate di liquami e dalle 30 alle 40 tonnellate di cereali. “Tali liquami – affermano rappresentanti del comitato – non essendo disponibili in zona, saranno trasportati su strada da allevamenti di altre regioni, con gravi ripercussioni per il traffico stradale, inquinamento e pericolo lungo le strade”. Nel progetto, presentato prima delle liberalizzazioni in materia, la società aveva dichiarato di recuperare i materiali entro un raggio di 27 chilometri. Senza contare il rumore, le esalazioni, i possibili danni all’ambiente e l’interruzione dei flussi migratori degli uccelli. Contro il progetto, su cui si stanno consumando anche battaglie politiche, si è scagliato anche l’ex direttore dell’Oasi di Alviano, Gianni Cardinali.