ORVIETO – “Al fianco del tribunale ci sono dal 2008, è Morcella semmai ad aver mantenuto una curiosa equidistanza”. L’onorevole Carlo Emanuele Trappolino (Pd) non ci sta ad essere accusato di scarso impegno dall’ex consigliere comunale e collega di partito (?). Trappolino ricorda la lettera scritta nell’agosto 2008 ai parlamentari umbri del Pd e del Pdl a proposito del Tribunale di Orvieto e, fa osservare a Morcella, che il potere non è nei “comitati” ma nei “contenuti di una delega, voluta e votata dal centrodestra, sbagliata – dice Trappolino – perché lascia all’arbitrio del Ministero la decisione sulla geografia giudiziaria e che manca di individuare in maniera razionale criteri per rendere il sistema giudiziario più efficiente. Morcella, che sa di diritto e conosce bene anche la politica, al tempo della delega non fiatò, mantenendo un’equidistanza un po’ curiosa”. “Noi del Pd, in minoranza, votammo contro. Più precisamente, in occasione del voto sulla legge delega ho fatto approvare alla Camera dei Deputati un ordine del giorno con cui si impegnava il ministro a confrontarsi con le organizzazioni professionali e le istituzioni locali sulla definizione delle nuove circoscrizioni giudiziarie. Quella delega fu votata dalla maggioranza che sosteneva Berlusconi e questo dovrebbe servire a ristabilire un minimo di criterio di verità”. “
Ora che il pastrocchio voluto dal centrodestra appare sotto la specie del disastro – conclude l’onorevole – Morcella mi invita a questuare alla porta di questo “comitato” per chiedere un salvacondotto per il tribunale di Orvieto, cosicché la responsabilità degli effetti locali di una riforma voluta e votata dal centrodestra sarebbe la mia e non di chi ha votato la delega e di quanti sono rimasti colpevolmente in silenzio”.
Intanto oggi sempre sulla questione la prima commissione provinciale incontro l’ordine forense della Rupe.
Di seguito la nota intergrale dell’onorevole Trappolino:
I primi giorni dell’agosto 2008 scrissi una lettera ai parlamentari umbri del PD e del PDL a proposito del Tribunale di Orvieto. Lo facevo perché Stefano Zurlo, in un articolo apparso su “Il Giornale” del12 luglio 2008, lo iscriveva d’ufficio nel catalogo della “sprecopoli” italiana suggerendone, più o meno implicitamente, la soppressione. Zurlo, in verità, se la stava prendendo con una più vasta compagine di esempi di cui quello orvietano non figurava neppure tra i più sconcertanti. E poiché in Italia la furia moralizzatrice si cimenta sempre più spesso con la “parte” esemplificata e non con il “tutto” da sanare, il rischio che il nostro tribunale finisse sotto la scure dei tagli diventava improvvisamente reale.
Scrivevo nella lettera: “Quello che invece mi pare più temibile è che questa appassionata quanto sospetta caccia allo ‘spreco togato’ possa dar legittimità e ospitalità politica a un disegno teso a cancellare i Tribunali minori. Insomma, non vorrei che si evocasse l’indignazione popolare, alimentata da informazioni peraltro non sempre esatte, per dare il benservito al Palazzo di Giustizia di Orvieto”.
Anche l’avvocato Cinti, decano del foro orvietano, intervenne sulla vicenda cogliendone l’aspetto essenziale e cioè che il trambusto mediatico servisse, in sede di futuri provvedimenti di riforma del sistema giudiziario, a preparare il terreno alla soppressione dei tribunali minori. Poi è storia dei nostri giorni: la delega al governo della revisione delle circoscrizioni, l’iscrizione del Tribunale di Orvieto nella “black list” di quelli in odor di soppressione, la mobilitazione dell’Ordine degli Avvocati.
Massimo Morcella, probabilmente destato dal parapiglia, mi chiama in causa, suggerendomi di prendere contatti con un misterioso Comitato a cui sarebbe stato rimesso il potere di vita e di morte dei tribunali. Quasi che il problema fosse ora di chiedere a questo un’indulgenza plenaria, e non i contenuti di una delega, voluta e votata dal Centrodestra, sbagliata perché lascia all’arbitrio del Ministero la decisione sulla geografia giudiziaria e che manca di individuare in maniera razionale criteri per rendere il sistema giudiziario più efficiente. Morcella, che sa di diritto e conosce bene anche la politica, al tempo della delega non fiatò, mantenendo un’equidistanza un po’ curiosa.
Noi del PD, in minoranza (c’era allora Berlusconi e la sua ampia maggioranza, lo ricordo per le anime belle e gli smemorati), votammo contro. Più precisamente, in occasione del voto sulla legge delega ho fatto approvare alla Camera dei Deputati un ordine del giorno con cui si impegnava il ministro a confrontarsi con le organizzazioni professionali e le istituzioni locali sulla definizione delle nuove circoscrizioni giudiziarie.
Quella delega fu votata dalla maggioranza che sosteneva Berlusconi e questo dovrebbe servire a ristabilire un minimo di criterio di verità. Ora che il pastrocchio voluto dal Centrodestra appare sotto la specie del disastro, Massimo Morcella mi invita a questuare alla porta di questo “Comitato” per chiedere un salvacondotto per il Tribunale di Orvieto, cosicché la responsabilità degli effetti locali di una riforma voluta e votata dal centrodestra sarebbe la mia e non di chi ha votato la delega (il centrodestra) e di quanti sono rimasti colpevolmente in silenzio. Questo modo di fare e di pensare, con tutta franchezza, non mi pare corretto.