I firmatari della presente desiderano portare a conoscenza a tutti quanto realmente è avvenuto nella campagna in corso, per quanto riguarda il vino Orvieto.
Tutti i vini, anche i più comuni, grazie al naturale calo di produzione e, in molti casi, alle contrazioni conseguenti alla riduzione della produzione per ettaro, previste dai disciplinari, hanno visto le proprie quotazioni salire in maniera
vertiginosa.
Unica eccezione al mondo, il nostro Orvieto, che a fronte di una diminuzione della produzione ha addirittura ridotto la propria redditività.
Ancora una volta, in diversi colloqui con responsabili di altre importanti realtà, si è cercato d’impostare una politica dei prezzi che tenesse conto delle concrete condizioni produttive e che soprattutto fosse rivolta verso le giuste attese dei
produttori.
Senza ottenere, però, alcun risultato, anzi, effetti del tutto controproducenti, visto l’orientamento, tenuto successivamente sul mercato, improntato ad un forte ribasso dei prezzi sia dello sfuso, che dell’imbottigliato.
Diverse Cantine firmatarie sono state costrette a rivedere contratti già definiti a prezzi più alti del 15%, rispetto alla vendemmia 2010, ribassando i prezzi, sulla base di offerte alternative che i nostri clienti hanno ricevuto da altre cantine
produttrici.
Tale condotta sembra sia il frutto di una politica incomprensibile della quale non si trova spiegazione, se non nella volontà di distruggere quanto costruito in tanti anni da altre realtà virtuose, nell’intento, forse, di un appiattimento verso il basso (della serie mal comune mezzo gaudio).
E’ evidente che tali scelte hanno, di fatto, reso vana la riduzione della produzione per ettaro che doveva essere accompagnata da un fronte unito dei produttori, delle cantine e delle associazioni di settore, al fine di convincere
gli acquirenti, specialmente quelli storici, a pagare, anche per l’Orvieto, così come hanno fatto per gli altri vini a denominazione e non, un prezzo più alto riconoscendo al nostro vino il valore che merita.
Ci auguriamo che i responsabili di quanto sopra, unitamente a chi ha dato loro incomprensibile sostegno, abbiano almeno l’onestà intellettuale di non domandarsi come mai il provvedimento della riduzione della produzione per ettaro non abbia sortito i benefici economici sperati.
Invitiamo, pertanto, tutti quei produttori che vivono, come noi, del proprio lavoro in vigna, che contano di vedere le proprie uve retribuite e pagate per il sostentamento delle proprie famiglie, a dissociarsi da tale comportamento,
contrastando, con ogni mezzo, queste scriteriate politiche commerciali.
Tali scelte hanno unicamente avvilito il vino Orvieto, attestandolo al livello dei più comuni vini da tavola.
Forti della responsabilità che abbiamo nei confronti di noi stessi, della denominazione e del territorio, non permetteremo a nessuno di lederci, facendo ricorso a tutti i mezzi che la dignità ci mette a disposizione.
Altresì, sulla base di questa esperienza, speriamo che per la prossima vendemmia tutti possano comprendere e condividere che risulterebbe irrimediabilmente deleteria una produzione per ettaro superiore a quella della passata campagna
Orvieto, 22 giugno 2012
Argillae srl; Cantina Custodi;
Azienda Agricola Decugnano dei Barbi; Cantine Monrubio sca;
Azienda Agricola Le Macchie; Gruppo Italiano Vini spa;
Azienda Agricola Antinori; Soc. Agr. Euframama srl;
Az. Agricola Cirulli; Tenuta Muro Tondo;
Az. Vinicola La Carraia srl; Titignano Agricola spa;
Barberani Az. Agr. Vallesanta;