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Guerra agli imboscati e rispetto delle regole, ecco dove nasce il malessere all’ospedale di Orvieto

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20 Luglio 2012
in Archivio notizie
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ORVIETO – “Quando ho assunto l’incarico, nell’ospedale di Orvieto, c’erano, come adesso d’altro canto, una stragrande maggioranza di persone che lavora moltissimo, fa poche ferie e tanti, anche troppi, straordinari, e una piccola minoranza di persone che ha utilizzato appartenenze e riferimenti per non adempiere fino in fondo al proprio dovere”. Il direttore generale della Asl, Vincenzo Panella, nel corso del consiglio comunale aperto di Orvieto di martedì non ha avuto peli sulla lingua a rispondere punto per punto alle osservazioni mosse da associazioni e consiglieri su clima, liste di attesa e molto altro ancora al Santa Maria della Stella. Partendo proprio dagli “imboscati”.

“Ho trovato poco ragionevole, in una situazione di vacche magrissime – afferma – lasciare che operatori, nel pieno della loro forza, fossero stati tolti dall’assistenza per andare in ufficio, quindi ho contrastato questo costume, per fortuna non diffusissimo, ma bastevole a creare una differenza iniqua tra chi lavorava molto e chi ha usato percorsi per non lavorare abbastanza nel proprio ruolo”.

Sul presunto clima di terrore in cui lavorerebbe il personale, Panella chiarisce: “Il ricorso allo strumento disciplinare è nella legge e quindi va usato. Detto ciò, in tre anni vi ho fatto ricorso due volte: due anni fa per un corso di formazione liquidato che non si sa ancora se sia stato fatto o no (è tutto in mano all’autorità giudiziaria) e un’altra volta perché un operatore ha usato l’ambulanza per andare a vedere la partita”. Non basta: “Lo straordinario si fa quando serve non quando piace – ha anche scandito il direttore generale – quindi qualcuno se l’è ho visto tagliare, per fare acquisti o liquidazioni si seguono regole e procedure per la semplice ragione che i soldi che spendiamo sono dei contribuenti. Se tutto questo crea malumore bene, è un segno del cambiamento. A nessuno garba riconoscere di aver avuto un privilegio, magari ingiusto. E lasciarlo comporta sempre uno scorno”. C’è poi il malumore che affonda le sue ragioni nel surplus di lavoro e quello per Panella merita rispetto e attenzione. “Lo affronteremo con i dipendenti e i sindacati” ha assicurato il direttore generale facendo presente comunque che la spesa del personale (82milioni di euro) è rimasta invariata negli ultimi anni. Capitolo liste d’attesa. “Dove le agende differenziate per gravità sono applicate – afferma Panella – i tempi sono quelli previsti dalla normativa. Non c’è una situazione di liste lunghe generalizzate. Su alcune discipline ci vuole ancora uno sforzo in più, ma per chi ha realmente bisogno la situazione non è come la si dipinge”.

A margine, Panella ha messo un freno alle “rivendicazioni” su palazzo Nicosia. “Siamo in causa con tutti gli inquilini. Di 11 appartamenti e 4 locali commerciali incassiamo al momento solo 3 – 4 affitti” ha detto. E ha ribadito chiaramente la posizione della Asl in merito all’annosa questione dell’ex ospedale. “C’è un’interlocuzione che si sta protraendo forse un po’ troppo sulla vendita dell’ex ospedale. Se guardasi agli interessi economici della Asl bisognerebbe chiudere presto. Quindi o si vende sulla base dell’accordo di programma del 2007 o ci proviamo noi a venderlo. Ora, conosciamo le difficoltà dei comuni e per questo non facciamo pressioni, ma fino a che non si risolve il nodo ex ospedale non si risolve niente altro di quanto contenuto nell’accordo di programma”. In pratica: finché la Asl non incasserà i soldi della vendita dell’ex ospedale non ristrutturerà la ex mensa, già acquistata dal Comune, per farne il palazzo della Salute.

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