ORVIETO – Pronti a consegnare al sindaco le chiavi degli hotel. Gli albergatori della Rupe minacciano azioni plateali, in rivolta, insieme agli albergatori, trasversalmente in ogni categoria – Confcommercio Federalberghi, Confindustria, Confesercenti e Assocommercio – contro l’abbandono totale da parte delle istituzioni, in una situazione di crisi profonda del settore. Rabbia e stanchezza sono portate all’esasperazione da due questioni in particolare che sono state al centro, insieme ad altre problematiche (dalle tasse alla promozione) di un incontro che si è svolto martedì. La prima è la gestione del palazzo dei Congressi per la quale era aperta una trattativa con gli albergatori, mentre ora l’ipotesi di affidamento alla Te.Ma. sembra stia prendendo sempre più piede. “Con tutto il rispetto per il lavoro che svolge questa realtà – protestano le categorie all’unisono senza tanti giri di parole – non riteniamo che possegga al suo interno soggetti che abbiano le competenze di alto management necessarie per occuparsi del rilancio del sistema congressi. Questo dimostra lo scollamento tra le iniziative comunali e le reali esigenze della comunità che lavora e produce”. La seconda questione denunciata è la situazione di semi illegalità in cui opererebbero molti B&B e bar-ristoranti, il cui lavoro si traduce in una concorrenza sleale. Le categorie sollecitano controlli.
Di seguito la nota integrale di Confcommercio Federalberghi, Confindustria, Confesercenti e Assocommercio:
Martedì 29 maggio scorso, alle 17, presso il Grand Hotel Italia si è tenuta una riunione tra i vertici Confcommercio Federalberghi, Confindustria Confesercenti e Assocommercio, contemporaneamente erano presenti gli associati delle categorie più rappresentative della realtà turistica orvietana: albergatori e ristoratori e attività commerciali. Un incontro importante, partecipato e condiviso.
La riunione ha messo in luce il profondo sconforto che sta vivendo la città, “si lavora in un costante clima di illegalità, di concorrenza sleale, nessuno controlla né vigila, non esiste una programmazione, un marketing territoriale serio”: questo è stato il principale commento delle categorie presenti.
“Addirittura abbiamo appreso – tuonano tutti – che l’Amministrazione intende far gestire uno strumento fondamentale di rilancio come il Palazzo dei Congressi alla Te.ma, la società che gestisce il Teatro Mancinelli. Con tutto il rispetto per il serio lavoro che svolge questa realtà non riteniamo che all’interno possegga soggetti che abbiano la qualifica e le competenze di alto management richieste e necessarie per occuparsi del rilancio del sistema congressi, estremamente complicato nelle sue mille sfaccettature. Questo dimostra lo scollamento tra le iniziative Comunali e le reali esigenze della comunità che lavora e produce. Siamo infatti TUTTI contrari a questa ipotesi che sembra stia prendendo piede”.
Gli albergatori inoltre, essendo stati messi spesso sotto accusa hanno evidenziato come negli anni abbiano mantenuto tariffe sempre identiche mai al rialzo, (addirittura con sconti che vanno dal 30 al 50 %), pur dovendo sostenere una concorrenza spaventosa con l’extra alberghiero.
“Attività come bed & breakfast, affittacamere, che non avendo dipendenti, non producono ricchezza, nascono sulla carta come realtà non imprenditoriali, a semplice integrazione del reddito, quindi non hanno partita iva, le tariffe della Tarsu e del servizio idrico vengono applicate come tariffe residenziali, non sono soggetti a corsi né quindi ad aggiornamenti per quanto riguarda la sicurezza, il primo soccorso, l’antincendio, l’haccp (nonostante i B&B servano colazioni) e ricordiamo che, addirittura, le tabaccherie sono soggette ad Haccp solo per il fatto di vendere sale e pacchetti confezionati di gomme e caramelle”.
Noi non siamo contro questa forma di ricettività ma vogliamo una concorrenza leale, che rispetti i parametri indicati da testo unico regionale: non basta infatti avere la residenza nella stessa struttura adibita ad esempio ad affittacamere, serve la presenza costante del titolare. Inoltre esistono precisi limiti nel numero di posti letto, di possibilità o meno di servire colazione. Il testo unico dell’Umbria, del 2006, articolo 4 comma F stabilisce che al Comune spetti “la vigilanza e controllo sulle strutture ricettive, in conformità agli indirizzi, alle modalità e agli standard definiti con atto di indirizzo della Giunta regionale”.
Daniela Concarella, in rappresentanza di Confindustria alberghi della Provincia di Terni ha portato la sua esperienza: “Alcuni comuni toscani, proprio perché le amministrazioni si sono rese conto che la situazione dell’extraalberghiero è diventata ingovernabile, hanno richiesto, attraverso la collaborazione dell’agenzia delle entrate, accertamenti sul redditometro di coloro che svolgono queste attività: qua non siamo più a livelli di integrazione del reddito ma di vere e proprie realtà imprenditoriali. Siamo tutti, giustamente, mobilitati quando chiudono imprese e si mandano a casa decine di dipendenti ma nessuno sembra accorgersi che quello che accade ai nostri hotel è la stessa cosa: è un problema della comunità, dovremmo tutti indignarci contro i furbi. Da anni subiamo incrementi alle tariffe, ogni anno una tassa nuova, e contemporaneamente non siamo minimamente tutelati, questo non può continuare, siamo esausti, arrabbiati, sconfortati, ci sentiamo completamente soli e ci fa quasi ridere che si parli addirittura di tassa di soggiorno in questa fase dove in molti cercano di vendere o chiedono di poter chiudere 6 mesi, anche durante Umbria Jazz: abbiamo infatti calcolato che la remissione sarebbe inferiore”.
Sono emerse dichiarazioni forti, condivise, come la consegna di tutte le chiavi degli hotel all’amministrazione, con tanto di coinvolgimento della stampa per dare una risonanza importante, che andasse a scavalcare la regione stessa.
“I dati dello Iat evidenziano una flessione fortissima delle presenze negli hotel già nel primo trimestre 2012. Orvieto è il fanalino di coda, veniamo anche dopo Narni, Amelia. I turisti che a volte intercettiamo allo Scalo, che si fermano a dormire nella tappa Roma Firenze non salgono a vedere il Duomo, conoscono tutti Civita di Bagnoregio e nessuno conosce Orvieto. Noi pensiamo di avere tanto come in effetti è, ma questo “tanto” se non viene comunicato o promocommercializzato si riduce a niente ”.
Cosa fanno gli enti di promozione, questo ente che ha natura imprenditoriale e nasce per la promozione? Si limita a registrare le presenze, fornire qualche cartina o informazione ai turisti o fa iniziative internazionali e nazionali di promozione?
“Sul fronte dei ristoranti la situazione non è certamente migliore – incalza Alfredo Branca – rappresentante ristoratori Confcommercio – basta farsi un giretto per il centro, non servono sofisticati sistemi di indagine, per vedere quello che accade: dovremmo vendere una certa immagine, la qualità, i prodotti tipici, invece siamo pieni di locali senza cucine professionali che servono pasti senza rispettare la normativa vigente che prevede che le pietanze vengano scongelate e servite in piatti di carta senza alcuna manipolazione. Invece assistiamo ad “apparecchiamenti” di tutto punto, pasti nei quali viene aggiunto in diretta condimento. Anche durante i corsi Haccp che svolgiamo nelle nostre sedi spesso, dai corsisti, l’obiezione nasce spontanea: perché fare tutto in regola quando l’illegalità è sotto gli occhi di tutti?”.
Anche Gulino, Presidente Confesercenti non le manda a dire “ A chi non è del mestiere questa serie di critiche può apparire come un moto di disperazione, una lotta tra poveri, ma non è così: sfido chiunque a continuare a lavorare e d investire quando basta girarsi per vedere che nessuno ti tutela, anzi sono tutti pronti a nuove vessazioni. Ormai c’è un immobilismo; per paura di scontentare qualcuno non si decide più nulla. Le banche in primis non sostengono le imprese, ormai l’accesso al credito sta diventando sempre più difficoltoso e senza liquidità non si va da nessuna parte. D’altro canto la pesante tassazione fa il resto. La tarsu, le tariffe idriche, i consumi energetici, tutto viene aumentato e anche per quanto riguarda l’imu non c’è stata chiarezza da parte dell’Amministrazione. Vorremmo inoltre comprendere con che criteri e se esiste una progettualità rispetto alla vendita del patrimonio immobiliare della città; stiamo perdendo dei tasselli importanti e nessuno consulta gli operatori economici, per non parlare del depotenziamento degli ultimi anni di un pezzo importante della città come il centro studi, addirittura ipotizzando il suo spostamento in un palazzo pensato e ristrutturato per accogliere il museo della ceramica, con pezzi di collezioni private donate alla città ( che aspettano da anni di essere posti in quella sede). Come se non bastasse, a dare l’idea di come questa città sia andata impoverendosi, oggi si parla anche di riforma sanitaria e spostamento del tribunale. Dove finiremo?”.
Incalza Perali di Assocommercio” Orvieto avrebbe infinite potenzialità: negli anni sono state fatte solo chiacchiere: siamo naturalmente collegati al territorio viterbese, da qui si va a Civita, a Bolsena, eppure l’idea di consorziarci in un distretto turistico della Tuscia viene snobbata, senza peraltro che siano portate alternative. Inoltre necessitiamo, come città di utilizzare il Palazzo dei Sette, una struttura così centrale, storica e importante, come palazzo del territorio al fine di rilanciare il commercio, turismo e assetto economico del centro storico e unitamente un centro studi che faccia da volano. Serve realizzare il casello nord, serve un progetto per la ex caserma Piave e un altro per l’ex ospedale, serve un maggior rispetto per l’ambiente e serve un nuovo modello di sviluppo. Soprattutto serve che le nostre associazioni, in quanto motore propulsivo dell’economia vengano ascoltate, prese in considerazione e coinvolte”.
Il denominatore comune è la rabbia, la stanchezza, il senso di abbandono totale, ma c’è anche voglia di farcela “siamo nella crisi più nera, nessuno fa qualcosa”.
“Come associazioni –conclude Luigi Manieri, Presidente Confcommercio – siamo tutte concordi nel chiedere ufficialmente tramite stampa, un incontro con i vertici dell’amministrazione comunale, con l’assessore regionale Bracco e con i vertici dell’Apt o eventuale società che gestirà la promozione dei territori perché abbiamo l’assoluta necessità di essere ascoltati in quanto principali motori dell’economia e dell’occupazione orvietana”.