ORVIETO – Posti di lavoro in caduta libera, ricorso massiccio alla cassa integrazione, anche in quei pochi settori come l’edilizia e l’estrattivo che, fino a qualche tempo fa, erano trainanti. Un balzello in agguato sul turismo, e un rapporto col Pubblico a volte troppo intermittente. Non nasce certo in un contesto facile il secondo mandato di Danilo Mira, dal 18 maggio scorso, confermato presidente della sezione territoriale Orvieto di Confindustria. Eppure, a dispetto del quadro generale, l’entusiasmo c’è. “C’è la voglia di lavorare per garantire ancora un futuro a questo territorio – dichiara il presidente Mira – Le difficoltà sono tante, tuttavia cerchiamo di non perdere di vista progetti e priorità, mantenendo un atteggiamento propositivo”.
“Anche di fronte a situazioni oggettivamente deludenti, come la recente presentazione dei lavori sul fiume Paglia – approfitta subito per dire il presidente neo confermato – Un intervento che, si ricorderà, era stato promosso lo scorso anno proprio da noi imprenditori, d’intesa con la protezione civile. Poi, al dunque, non solo siamo stati inspiegabilmente estromessi dal tavolo dei lavori, ma anche accusati di aver determinato gli attuali problemi del Paglia. La verità è che sono anni che il fiume è abbandonato a se stesso e che fino a quando sono stati fatti gli interventi, così come noi li avevano proposti, a tutela del territorio e delle imprese che insistono lungo l’asse del Paglia, non si sono registrate esondazioni e disastri, come quelli di due inverni fa che hanno messo in ginocchio tante delle nostre imprese”. I lavori a cui fa riferimento Mira sono le cosiddette opere a compensazione che avrebbero consentito la ripulitura del letto del fiume ad opera delle aziende del territorio che si erano messe a disposizione in cambio del materiale rimosso. Non solo la disponibilità di Confindustria Orvieto è stata ignorata, ma a mandare su tutte le furie gli imprenditori, in sede di presentazione dei lavori durante lo scorso mese (2.300.000 euro finanziati dalla Regione Umbria), è stata una dichiarazione, secondo la quale i mali del Paglia sarebbero legati proprio all’asportazione degli inerti. A questo si aggiunga l’esclusione di Confindustria dal tavolo. E la miccia è accesa. “L’unico “conforto” allo sgarbo subìto, se così si può dire – conlude Mira – è quello di dividere la stessa sorte con la Regione, ugualmente esclusa, pur avendo finanziato gli interventi”.
Un altro progetto, invece, sul quale è ripreso positivamente il confronto “anche grazie alla presidente di Regione, Catiuscia Marini” osserva Mira, è quello della variante ai Fori di Baschi. Ci sarebbe la disponibilità della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e della Camera di Commercio di Terni a finanziare un progetto più dettagliato perché Anas possa inserire l’opera della programmazione triennale dei lavori. “Un’opera fondamentale per agevole i collegamenti con Perugia – afferma il presidente Mira – per la quale stiamo lavorando di concerto anche con la Camera di Commercio di Terni”.
Tra i progetti di Confidustria c’è poi una “chicca” che potrebbe vedere la luce, con la buona volontà dell’amministrazione locale. Una onlus di Genova che si occupa di archeologia industriale, per la tradizione e il know how presente in città, ha individuato Orvieto come patria d’elezione per la musealizzazione della storia dei trasmettitori radio e tv. L’associazione si farebbe carico di tutti gli oneri gestionali, in cambio, semplicemente, di una sede per il museo. “Sarebbe un peccato perdere quest’occasione – commenta il presidente Danilo Mira –. Il museo, unico nel suo genere in Europa, sarebbe il modo migliore per rendere il giusto omaggio ad una città che, in questo settore, ha raggiunto livelli di affermazione nazionale e internazionali”. Senza contare le possibili ricadute in termini di visitatori, in un momento in cui il turismo ha bisogno di trovare nuovi motivazioni. “I dati del primo trimestre, relativamente al settore alberghiero, non sono purtroppo positivi – afferma Mira a questo proposito -. Quello orvietano resta un turismo di passaggio. In questo contesto – torna a sostenere la confederazione – ribadiamo che l’imposta di soggiorno (l’assessore comunale Marino ha recentemente confermato l’intenzione di introdurla, ndr) non è sostenibile. Né dagli operatori che, con l’attuale percentuale di occupazione delle stanze (inferiore al 23%), hanno marginalità troppo basse, né dal territorio che non può rischiare di perdere ulteriori flussi. C’è da discutere semmai – operatori privati e istituzioni – di marketing territoriale, per restituire una identità a questo territorio e intercettare nuove “tribù”, come si dice in gergo. In questo senso, come in ogni altro settore, con una maggiore sistematicità nei rapporti col Pubblico si potrebbe fare molto per costruire il futuro di questa città che oggi è in grave difficoltà”.