ORVIETO – Prova ad evadere aggredendo un poliziotto, dopo il colloquio con l’avvocato. E’ successo tre giorni fa (ma la notizia si è appresa soltanto ieri dal Sappe) presso il carcere orvietano di via Roma. Secondo quanto riferisce il segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Donato Capece, un detenuto all’uscita dalla stanza dei colloqui dove aveva incontrato il proprio avvocato di fiducia, avrebbe pensato di sfruttare l’opportunità per guadagnare l’uscita dal reparto scagliandosi contro l’agente della polizia penitenziaria che lo stava riaccompagnando in cella. Nella colluttazione, il poliziotto avrebbe perso conoscenza sbattendo violentemente contro il cancello. A quel punto, accortisi di quanto stava accadendo sarebbero intervenuti altri due agenti e un sovrintendente. Con non poca fatica i tre sono riusciti ad immobilizzare il detenuto e a soccorrere il collega. Non senza riportare traumi e contusioni.
Il poliziotto, che ha perso i sensi, è stato soccorso da un’ambulanza del 118 che lo ha trasferito al vicino Santa Maria della Stella per le cure del caso. Quello accaduto in questi giorni non è stato un caso isolato. Non più tardi di tre mesi fa (ma la notizia si è appresa soltanto ora sempre da fonti interne all’istituto, ndr) c’era stata un’altra aggressione, anche più grave, da parte di un detenuto che avrebbe causato lesioni a quattro poliziotti penitenziari giudicae poi dai sanitari guaribili dai quindici ai novanta giorni. Capece, insieme al segretario regionale del Sappe Fabrizio Bonino commentano la notizia facendo rilevare come “le condizioni lavorative del reparto di polizia penitenziaria in servizio presso la casa di reclusione di Orvieto” si facciano “sempre più difficili”. “Il personale, sotto organico da anni, è costretto a turni gravosi e a fronteggiare una popolazione detenuta numericamente in crescita e spesso caratterizzata da gravi patologie psichiatriche”.
“Ci domandiamo – concludono – quante aggressioni ancora dovrà subire il nostro personale di polizia penitenziaria perchè si decida di intervenire concretamente sui gravi problemi penitenziari. Di certo – afferma il Sappe con un duro atto d’accusa – non è con la circolare voluta da Giovanni Tamburino, capo dell’amministrazione penitenziaria, con cui si propongono una serie di misure per alleggerire l’emergenza carceraria che si risolvono questi problemi. Tutt’altro: quella nota e’ una resa dello Stato alla criminalità”.