ORVIETO – Sequestri in Comune. Su mandato della procura generale della Corte di Conti, la guardia di Finanza ha acquisito presso gli uffici comunali l’intera documentazione riguardante la transazione con cui il Comune di Orvieto ha chiuso i contratti derivati in essere con la Royal Bank of Scotland.
L’iniziativa della procura fa seguito all’ordinanza istruttoria emessa a metà maggio nell’ambito del procedimento contro diciotto tra ex amministratori ed ex dirigenti del Comune. Ovvero quella che ha, di fatto, congelato il procedimento per quel che riguarda Bnl in attesa dell’esito della contesa legale avviata dall’amministrazione e rinviato alla procura gli atti sul caso Rbs, essendo intercorsa nel frattempo la transazione. La documentazione prelevata si riferisce proprio a questo supplemento di indagini che la procura generale della Corte dei Conti sta svolgendo. Le eventuali responsabilità per la vicenda che vedono fin qui tra gli indagati l’ex sindaco Stefano Mocio, la maggior parte delle sue giunte e alcuni ex dirigenti rischiano dunque di ampliarsi alla nuova amministrazione. La procura della Corte dei Conti per avere un quadro generale della questione ha bisogno, infatti, di approfondire anche tutti gli aspetti della transazione con cui si è chiuso il rapporto con la banca inglese. In realtà, il rapporto si chiuderà definitivamente solo nel 2014.
La transazione prevede infatti la chiusura dei contratti dietro il pagamento di 1,5 milioni di euro: 600mila euro all’anno nel 2012 e il 2013 e 300mila euro nel 2014. La presunta incongruenza di aver fatto causa a Bnl e aver raggiunto un accordo con Royal Bank of Scotland è da sempre nei pensieri di Massimo Gnagnarini (Udc) che si è più volte interrogato sulla questione, sollevando pesanti dubbi.
“La decisione presa dal Comune appare quantomeno bizzarra in ragione del fatto che i contratti in essere con Bnl, al netto di quelli neutralizzati per effetto degli analoghi contratti mirror accesi con Rbs, generavano per le casse del Comune flussi positivi ovvero incassi per circa 100.000 euro annui. Al contrario il famigerato swap collar stipulato nel 2007 con gli inglesi della Rbs generava flussi negativi ovvero pagamenti a carico del Comune per circa un milione di euro annui. Resta tutta da spiegare dunque, – si chiede Gnagnarini – l’utilità di promuovere un’azione giudiziaria verso chi pagava il Comune ed averla, invece, evitata verso chi prendeva dal Comune”. La parte dell’inchiesta che sta proseguendo scaturisce dalla delibera 163 del 18 dicembre 2007 con la quale la seconda giunta Mocio, al completo, ha approvato all’unanimità la ristrutturazione degli contratti con Rbs. Sui termini della ristrutturazione poi lo scorso anno è intervenuta la transazione. E proprio su quest’ultimo aspetto la Corte dei Conti vuol far luce.