ORVIETO – Sfiduciato, Mariani si dimette. Colpo di scena al coordinamento comunale del Partito Democratico di lunedì sera. Una seduta fiume che è andata avanti fino quasi alle due di notte e affollatissima (44 presenti), fissata per la verifica della linea del segretario, dopo le tante defezioni dalla segreteria che si sono registrate negli ultimi mesi. Ma l’appellarsi alla conta – “Per sfiduciarmi ci vogliono i numeri” aveva scandito sicuro Mariani – si è rivelato un boomerang per l’attuale guida del partito – l’asse Trappolino–Mocio–Capoccia – che ne è uscita con le ossa rotte.
Dopo quasi cinque ore di assemblea, dense di accesi interventi (nel corso dell’incontro si è dimessa anche Benedetta Dubini, ultima rimasta in segreteria, insieme a Gilberto Settimi), il documento del segretario – alla presenza della guida provinciale del Pd Mario Giovannetti che ha presieduto il coordinamento – è stato respinto, restituendo un partito spaccato come una mela. Venti voti a favore, 22 contrari e 2 astenuti. Un esito inatteso anche per quella che fino a ieri sembra essere la minoranza, seppure non sparuta, del Pd. Segno che il malessere e la voglia di cambiamento palesato dalle tante e importanti dimissioni in segreteria ha trovato ampio consenso all’interno del partito. In molti, a partire dal segretario provinciale Giovannetti, hanno avuto gioco facile nell’appellarsi all’unità del partito per spingere la linea Mariani. Al punto che ora la stessa chiave di lettura viene proposta come spiegazione delle dimissioni del segretario, giunte puntualmente all’indomani della sfiducia. “Mi sono dimesso perché è fallita l’operazione unità” afferma Mariani che – giura – si sarebbe dimesso ugualmente, anche se i voti fossero stati invertiti in suo favore. Perché “ho capito – afferma – che non è possibile guidare un partito avendo l’altra metà contraria”.
“Rimane il grande rammarico di continuare a vedere il partito ripiegato in sé stesso – continua il segretario dimissionario – e le energie profuse nella battaglia interna, piuttosto che nell’attività propositiva”. E ancora: “È mia convinzione – afferma – che la drammatica situazione della nostra città avrebbe bisogno di uno sforzo unitario da parte di tutti i dirigenti e militanti del partito. Divisi, saremo spacciati, e la nostra voce, sempre più flebile. L’abbiamo già sperimentato. È mio sincero augurio che la nuova dirigenza che si formerà sappia far tesoro degli errori del passato, e ricreare le condizioni di un lavoro politico proficuo, non fazioso, nel solo interesse del bene comune”.
A determinare il risultato di rottura con gli ordini precostituiti incarnati sostanzialmente dalla vecchia nomenclatura, la componente dimissionaria della segreteria, la maggior parte del gruppo consiliare in testa Giuseppe Germani, i Giovani Democratici ma anche lo stesso consigliere regionale Fausto Galanello. “Si apre una fase nuova – è il commento di Cristina Croce – all’insegna di nuove modalità di partecipazione, di una più marcata autonomia territoriale e di forte rinnovamento”. Idee e proposte saranno presto presentate e partecipate con la città.
Ora sarà il segretario provinciale Mario Giovannetti a prendere in mano la situazione esplosiva del Partito Democratico di Orvieto e a gestire la fase transitoria verso il congresso che restituirà al partito la nuova classe dirigente.