ORVIETO – Il Pd di nuovo alla conta, inizia la dura strada verso il congresso. Un film già visto con finale anche stavolta tutt’altro che scontato. Se da un lato infatti l’alleanza Mocio – Trappolino – Capoccia è stata azzoppata, dall’altra alla fine contano le tessere e quanto l’azione di rinnovamento riuscirà a sopravvivere di qui a qualche mese sotto i colpi del fuoco amico. Intanto per il memento il destino del Partito Democratico orvietano dopo le dimissioni del segretario, Leonardo Mariani, sfiduciato lunedì sera con 22 voti contrari, 20 favorevoli e due astenuti, è nella mani del segretario provinciale, Mario Giovannetti. Che, presente al coordinamento di lunedì senza riuscire ad impedire che si consumasse la spaccatura, si è affrettato a convocare per ieri sera la segreteria provinciale per “verificare con attenzione come uscire” – ha detto – dalla situazione che si è venuta a creare sulla Rupe. “Stiamo discutendo”. Non una parola di più esce dalla bocca di Giovannetti sul caso Orvieto prima del passaggio formale in segreteria. Già da oggi o al massimo domani, quindi, se ne dovrebbe sapere di più. Anche se lo scenario che si apre è abbastanza scontato. Si va al congresso, non senza una breve stagione di preparazione. Se quindi il congresso non potrà essere celebrato prima di settembre – ottobre, occorrerà affidare l’unione comunale di Orvieto ad una reggenza temporanea, composta da una o più persone individuate secondo criteri a scelta. Una sorta di commissariamento.
Nel frattempo tante le cose da mettere in fila e per tutte l’ingresso nella fase congressuale è inevitabilmente un ingrediente esplosivo in più. Sui temi riguardanti la città – dall’utilizzo dell’ex ospedale, alla ex caserma, passando per l’Ambiente, il Pd è diviso su tutto. Anche le candidature per il 2014 (?) a questo punto sono apertissime. In questo senso c’è da registrare come all’onorevole Carlo Emanuele Trappolino che ha sostenuto il documento Mariani abbiano voltato le spalle tutti quei giovani, delusi, che proprio lui aveva fortemente voluto. Per non parlare poi dell’Intercomunale, l’organismo che doveva trovare una guida per gettare le basi di una politica territoriale e che ora sembra tornare tra gli argomenti all’ordine del giorno destinati ad essere rinviati. Intanto, se c’è chi come Massimo Gnagnarini (Udc) dispensa consigli e ricette al Pd per affrontare un buon congresso – “La città ha bisogno di essere governata e di riprendere un cammino virtuoso. Ha bisogno di talenti e non di rappresentanti. Di moto e non di equilibri. Di eccellenti curriculum vitae e non di alleanze fra capobastone” afferma – dal palazzo comunale c’è chi si gode lo spettacolo.
Ma se Sparta piange, Atene non ride. Nell’ordine. L’assessore Marco Marino, l’ennesimo di Orvieto libera, è sempre con un piede fuori dalla porta. Lunedì sera, in conferenza capigruppo, lo stesso presidente del consiglio comunale Marco Frizza ha minacciato le dimissioni in polemica con Stefano Olimpieri (Pdl) sulla compilazione dell’ordine del giorno (alla fine Frizza ha dovuto ritirare i punti sulle alienazioni). Su tutto questo sembra si debba registrare anche un certo disimpegno di Piergiorgio Pizzo (Udc) in materia di bilancio di fronte alle deleghe da assessore attese che ancora non sono arrivate.