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Home Politica

Pd, si dimette anche Croce. Mariani: ”Per sfiduciarmi ci vogliono i numeri”

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29 Maggio 2012
in Politica, Archivio notizie
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ORVIETO – Pd, si completa l’ammutinamento della segretaria: si dimette anche la vice segretaria Cristina Croce. Ha “resistito” qualche settimana, dopo le dimissioni di Liliana Grasso, nel tentativo di sollecitare un confronto. Inascoltata, ha rassegnato le dimissioni tramite un lettera indirizzata al segretario, nel cui staff ora resta solo Gilberto Settimi. E Mariani? Prende atto del “malessere”, ma – dice – “niente di sconvolgente”. “Se si vuole mettere in discussione il mio operato. Lo si fa sui numeri” afferma il segretario, forte di avere dalla sua la maggioranza del partito. Il risultato è che lunedì prossimo si riunirà l’unione comunale. Potrebbero uscirne uno o due documenti, a secondo che si trovi o meno la quadra sul percorso e sui programmi. Fissare il congresso per il rinnovo dei circoli, reintegrare la segreteria, mettere in piedi l’intercomunale. Insomma, si parla di nomi, di persone. Ma non solo.

Il Pd orvietano si divide in correnti anche nella concretezza delle scelte. Su ambiente, sviluppo economico, riorganizzazione comunale del personale, valorizzazione del patrimonio immobiliare non c’è una visione unitaria. E ovviamente a complicare tutto ci sono le candidature. Per il prossimo anno al Parlamento, e per il 2014 (se non prima) per le amministrative.

A questo proposito a scoprire le carte di un pezzo del Pd, con il chiaro intento di mandare a monte i piani, è Paolo Borrello che da tempo ha messo a disposizione la sua candidatura a sindaco. Borrello denuncia un’intesa Mariani, Mocio, Capoccia, Trappolino “con componenti rilevanti del centrodestra che fanno capo a Marco Frizza, Roberto Meffi ed altri, soprattutto i superstiti di Orvieto libera e quel gruppo di orvietani che sono stati espulsi dal Rotary” per sostenere la candidatura dell’ex assessore Giuseppe Della Fina (Pd). Il tutto con esclusione di Sel, Italia dei Valori, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani e con l’avallo dei “principali esponenti a livello umbro della componente ex Margherita del Pd, in primo luogo da Gianpiero Bocci e Eros Brega”.

Il partito (segreteria residua e presidenza), insofferente alle critiche, ieri ha diffuso il seguente comunicato, prendendo a prestesto le ultime vicende del Csc
Il PD Orvieto esprime una forte preoccupazione circa l’attuale
smantellamento del Centro Studi. Perché di smantellamento si tratta. Il
trasferimento temporaneo, si dice – della struttura negli spazi di Palazzo
Simoncelli (Museo della Ceramica), e l’incarico di gestirvi l’attività del
Centro di Documentazione della Ceramica, significa la fine della vita di un
Centro nato dodici anni fa per l’Alta Formazione. Oltre a lasciare
nell’assoluta vaghezza l’uso futuro di quel pezzo importante del patrimonio
della città che è l’ex-ospedale.

I conti della Fondazione per il Centro Studi di Orvieto sono oggi, dopo
tre anni di guida sotto il centro-destra, più disastrati di prima;
dall’inizio di quest’anno il personale (4, compreso il direttore) non viene
più pagato; di iniziative nuove, neanche l’ombra; resistono alcuni corsi per
gli stranieri, avviati durante le precedenti amministrazioni.

La fine triste di uno sforzo collettivo nato per sollecitare uno sviluppo
dinamico della città, è dovuta principalmente al progressivo disimpegno
degli stessi soci fondatori. La Fondazione Cassa di Risparmio e il Comune di
Orvieto hanno smesso di corrispondere le loro quote (la prima, dal 2008, il
secondo definitivamente dal 2011, dopo averla già drasticamente diminuita).
Ciò che doveva essere uno slancio per dare nuove opportunità alle giovani
generazioni della città, in mancanza di cure, è diventato un ramo secco da
tagliare. Alla faccia degli appelli alla innovazione e alla necessità di
innalzare il livello complessivo delle conoscenze della comunità. Appelli
partiti dall’Europa, fatti propri dall’attuale governo italiano, ma ignoti
al governo di Orvieto.

La preoccupazione odierna circa il Centro Studi si aggiunge ad altre scelte
dell’amministrazione, tutte tese a smantellare ciò che di propositivo si
era creato in questa città. Purtroppo, non ci aspettiamo più una vera
proposta per il futuro da parte dell’amministrazione di centro destra: è già
troppo tardi. Il fallimento delle sporadiche iniziative è sotto gli occhi di
tutti. L’isolamento sempre più evidente rispetto al nostro immediato
contesto, la Provincia e la Regione, ne è una testimonianza eloquente.

Negli ultimi tempi, in questa città, molte parole (commenti, disquisizioni,
interviste) sono state dedicate al Partito Democratico di Orvieto. Sono
stati adombrati tentativi di egemonizzazione da parte di una corrente
piuttosto che di un’altra; sono stati pavesati patti innaturali con le
varie forze politiche della città. Il Leitmotiv è sempre lo stesso: il
presunto immobilismo del partito nella città, ma anche l’azione dell’on.
Trappolino che – a detta del Partito dei Comunisti Italiani – non ha saputo
“tirar fuori le nostre zone dalla secca”. A questo proposito, non va mai
dimenticato che lpattuale stato delle cose è frutto di politiche dissennate
dei governi di centro destra, e che il Partito Democratico si è assunto una
grande responsabilità per aiutare il Paese ad uscire da una vera emergenza,
prima di finire negli abissi greci. Oggi come oggi rappresenta la colonna
politica del Paese. Seguire il percorso di uscita dall’emergenza richiede
uno sforzo collettivo nel Parlamento: non sono le azioni individuali a
determinarne il corso.

Ora, il Partito Democratico non è un movimento ma, appunto, un partito.

Ha il suo statuto e le sue regole; non decide sulla base delle opinioni
apparse sulla stampa o sulla Rete. Pur rispettando il libero scambio di
idee.

Ogni critica è possibile e ben accetta: è per l’appunto la caratteristica
del Partito Democratico. Il disagio interno del Partito, con le dimissioni
di molti membri della segreteria, le ultime in ordine quelle della
vice-segretaria Cristina Croce,  sarà oggetto di una seria discussione
nell’ambito dell’unico organismo deputato a prendere le decisioni: l’unione
comunale convocata per lunedì 21 maggio.

I tempi sono radicalmente cambiati, nel mondo, in Italia e devono cambiare
anche ad Orvieto. Il rinnovamento dei partiti e delle istituzioni viene
richiesto ad alta voce. E’ il lavoro per il quale ci apprestiamo, augurando
la condivisione di tutto il centro sinistra, memori anche delle conseguenze
che, nel recente passato, hanno comportato le divisioni.

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