ORVIETO – L’assessore Marco Marino pronto a lasciare. “Sono disposto a dare le dimissioni se il mio privato dovesse essere ritenuto incompatibile con il ruolo pubblico che svolgo”.L’assessore al Commercio, Turismo e Cultura, entrato in giunta un anno fa, conferma quanto avrebbe già espresso al sindaco e all’esecutivo relativamente alla possibilità di un suo passo indietro, alla luce – a quanto pare – delle questioni private che deve affrontare. Quali? “La banca mi chiede il rientro di un passivo. E per questo ho deciso di vendere il mio museo (il museo della Ceramica medioevale e rinascimentale, ndr). Non voglio che ci siano dubbi sul fatto che io gestisca i miei affari approfittando del ruolo pubblico che svolgo”. Marco Marino spiega così la sua presunta incompatibilità rispetto alla quale ora il sindaco dovrà prendere una decisione. Le motivazioni giungono dalla viva voce del diretto interessato, ragion per cui non vale la pena indugiare sulle voci che corrono in città, dall’indennità da assessore chiesta da tempo e non percepita, fino alla delicata vicenda giudiziaria del vaso venduto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. “Non c’entra proprio nulla il vaso – afferma Marino – faccenda per la quale sono tranquillissimo, per aver presentato a suo tempo una perizia assolutamente autentica, non certo falsificata. Il punto è questo e non altro”.
Insomma il vaso è questione a parte. Anche se, a questo proposito, se Marino è tranquillo per aver prodotto una perizia autentica, altrettanto lo è la difesa dell’indagato Marcello Mencarelli. Per l’avvocato Manlio Morcella infatti, come noto, il punto non è se la perizia sia stata o meno falsificata ma se attesta il vero o il falso. E da questo punto di vista il legale sembra dormire su sette cuscini. “Grazie alla valorosissima consulente nominata – afferma l’avvocato Morcella – non nutriamo dubbi sulla datazione del vaso fine Otto – inizi Novecento e non 1630. Con quanto ne consegue” . Se ne saprà di più, in ogni caso, a giugno. Mentre, per tornare alle questioni amministrative e politiche, anche alla luce delle dichiarazioni di Marino pare a questo punto che Còncina si appresti a cambiare il suo sesto assessore, dopo (in ordine di tempo) Cristina Calcagni, Antonio Barberani, Marco Sciarra, Massimo Rosmini e Felice Zazzaretta. Non solo il sesto, ma l’ennesimo di Orvieto libera, l’associazione di Ranchino che rischia di restare senza un rappresentante in giunta, dopo esser stata determinante nell’elezione del sindaco nel lontano 2009.
In fin dei conti, l’avvocato Angelo Ranchino e Toni Concina sono ai ferri corti da tempo. Da mesi Orvieto libera ha preso una posizione critica nei confronti del governo cittadino, nel senso che si è riservata di giudicare singolarmente gli atti. E soprattutto ha in mano la lista degli impegni assunti dalla maggioranza a dicembre su proposta dell’associazione in vista della verifica fissata per giugno. Impegni che, a parte l’inserimento di qualche punto nelle linee di indirizzo del sindaco, sono rimasti per gran parte lettera morta. Ed è così che se l’uscita di Marino dovesse agevolare l’ingresso in giunta di Piergiorgio Pizzo (Udc) c’è chi giura che sarà la fine. Ranchino ufficialmente traccheggia, butta benzina sul fuoco, all’insegna dei “Si vedrà”.
Infondo, il posto in giunta non manca – sembra voler dire – e se Pizzo doveva entrare era già entrato da tempo. Quel che è certo è che, eventualmente, Ranchino non assisterà immobile allo svuotamento totale dell’affermazione della sua lista. Insomma, le premesse per una crisi estiva ci sono tutte. Al punto che l’orizzonte delle elezioni, dal punto di vista delle opposizioni, sembra farsi più vicino.