ORVIETO – “Dalla città dei militari al nulla: Orvieto non tira più. Serve una nuova intesa su strumenti e obiettivi. Magari una nuova associazione”. Piero Caponeri, già presidente provinciale di Confindustria Alberghi e tutt’ora negli organismi dirigenti dell’associazione a livello provinciale e nazionale, commenta i dati – positivi solo sulla carta – relativamente ai flussi turistici dei primi tre mesi dell’anno. E dà ragione ai commercianti di piazza Duomo che hanno reagito con rabbia alle statistiche in aumento.
“Come sempre i numeri non sono mai interpretati, anzi sempre più spesso sono utilizzati in modo improprio per decidere eventuali aumenti o tasse, per esempio la tassa di soggiorno, oppure confermare, la capacità dei vari amministratori” esordisce Caponeri.
“Ma il punto è un altro – spiega – i primi tre mesi dell’anno, considerato che l’80% degli hotel del centro storico sono chiusi (per totale mancanza di richieste) è sufficiente che un albergo di Orvieto scalo “porti a casa” un gruppo di cinesi, per far balzare in modo positivo la statistica”. La triste realtà in questi casi è che una stanza doppia viene venduta a 35 euro a notte colazione inclusa, con la comitiva che, senza visitare Orvieto, al mattino riparte per Roma o Firenze. “Sarebbe interessante capire – si chiede poi Caponeri – quante persone abbiano soggiornato negli hotel del centro storico rispetto lo scorso anno e capire anche se le persone che hanno soggiornato negli agriturismi dell’Orvietano siano poi saliti sulla Rupe oppure si siano diretti verso la ormai celebre Civita che non è più la città che muore”.
“La verità è un’altra – conclude Caponeri la cui posizione riflette quella di molti altri albergatori – la nostra città “non tira più”, non ha più una sua identità”. “Sarebbe tuttavia troppo comodo attribuire la responsabilità solamente a un sindaco, alla Provincia o Regione che comunque hanno la loro. Per esempio non capisco perché – rilancia Caponeri – ancora non esista una vera gestione del palazzo dei Congressi che potrebbe essere un volano importante per la ripresa del turismo soprattutto nei periodi di bassa stagione (ormai è tutta bassa stagione)”.
Di qui, in un clima di scarse intese e di molte divisioni, la proposta di Caponeri di dar vita ad una associazione, al di fuori di quelle di categoria. L’idea è quella di “trovare strumenti condivisi – conclude Caponeri – per provare a modificare qualcosa. Altri – osserva – ci sono riusciti”.