ORVIETO – Cimicchi tira fuori la sua verità sul Centro studi. I debiti? Li hanno causati gli enti che non hanno onorato gli impegni e l’affitto non era dovuto. Non ce la fa, Stefano Cimicchi, ex sindaco, oggi leader di Inmpo, a stare a guardare mentre la sua “creatura” viene trasferita (e depotenziata) dall’ex ospedale a palazzo Simoncelli. Contro questa scelta l’ex sindaco ha organizzato un sit in di protesta per domani alle 18 in piazza Duomo.
“Vogliamo far sentire la nostra voce – dice Cimicchi – far riemergere un “senso civico” che va oltre le beghe di partito e gli interessi di potere. Qui si tratta del destino di una intera comunità che vuole decidere il proprio destino e non essere trascinata verso direzioni sconosciute”.
“Rivolgiamo un particolare appello – continua – a tutte quelle persone che si sono impegnate in politica e nell’amministrazione in questi anni. Partiti e movimenti, vecchi e nuovi, hanno visto scendere in campo importanti energie che si sono via via liquefatte nella sterile discussione, nelle lotte di potere e nel puro gioco delle poltrone. Bisogna rimischiare le carte, dare vita a nuove forme della politica e uscire dai vecchi schemi, liberarsi dal ritualismo che tiene tutti lontani dai problemi reali”.
Ma, l’appello a fermare questa “volontà di distruzione” come dice (non solo del Centro studi, ma anche del museo della Ceramica che avrebbe dovuto aprire a palazzo Simoncelli) è per lui l’occasione anche per spiegare le tante cose non dette sul Csco. Per primo, sulla situazione debitoria della Fondazione. “Sono stati approvati i bilanci preventivi con il voto dei rappresentanti dei soci (almeno di quello del Comune) e poi gli enti hanno tagliato i fondi (tutti tranne la Provincia) in corso d’opera, quando gli impegni erano già stati presi”.
Quindi, “chi cerca distrazioni di fondi e debiti fuori bilancio perde tempo – avverte Cimicchi – Per il Centro Studi è stata usata la tecnica militare della anemizzazione”. Insomma, un Csco che è stato azzoppato, perché non restasse poi che chiuderlo. Secondo l’ex sindaco anche l’annosa vicenda dell’affitto sarebbe tutto un bluff. “Che bisogno aveva l’attuale amministrazione di riconoscere un affitto che non era dovuto?” chiede Cimicchi che, assicura come gli accordi con la Asl fossero altri.
“Noi – spiega – risanammo il tetto e gli impianti idraulici. Facemmo tutte le aule nuove, mentre l’Asl mantenne tutta l’area ex radiografia e inserimmo Provincia, Croce Rossa e Camst. Avrebbero dovuto pagarci la “guardiania”. L’ex sindaco (ed ex presidente del Csco) assicura anche di aver fatto studiare a suo tempo la struttura e che “il 40% di tare” renderebbe l’immobile “non conveniente per la destinazione alberghiera”.
La soluzione ora secondo Cimicchi sarebbe quella di “chiamare i soci fondatori alle loro responsabilità e rilanciare la struttura attirando investitori privati, facendo leva sul già costituito Consorzio regionale del Turismo culturale e senza spostare la struttura da dove sta”. “Diffido Concina e i suoi dal mettere mano alle destinazioni d’uso – conclude Cimicchi – senza prima aver presentato un progetto generale condiviso”.