di Pier Luigi Leoni
La divergenza tra me e il professor Barbabella nel commentare la vicenda della bocciatura, da parte della Corte dei Conti dell’Umbria, della rimodulazione del piano di riequilibrio del comune di Orvieto, ha divertito alcuni dei nostri pochi lettori. Ma tutto si spiega con le nostre diverse storie, dalle quali non possiamo prescindere. Ciascuno è schiavo delle propria piccola storia, ha detto qualcuno.
Barbabella è stato a lungo sindaco di Orvieto e, a giudizio mio e di molti, è stato il miglior sindaco del dopoguerra. Credo che lui condivida. Fu fatto fuori perché il partito comunista si accorse di averlo sottovalutato e quindi, crescendo lui, si depotenziava il partito. Ma, dato che c’è un po’ di giustizia in questo mondo, è stato sempre considerato una figura eminente e utile per Orvieto.
Il sindaco Cimicchi lo volle alla presidenza delle società per la valorizzazione dell’ex caserma Piave. Il sindaco Concina l’avrebbe voluto assessore e lo piazzò nella commissione che ha salvato il Centro Studi Città di Orvieto. Da ciò deriva, a mio avviso, la delusione del professore per la carenza di un disegno politico di ampio respiro che prospetti per Orvieto un possibile futuro di prosperità.
E da ciò deriva l’irritazione per una politica finanziaria comunale che si impelaga in diatribe con la Corte dei Conti senza impegnarsi a costruire scenari di cui la città ha assoluto bisogno.
Diversa è la mia storia. Per oltre quarant’anni segretario e responsabile finanziario di comuni e consorzi di comuni ho firmato centinaia di bilanci preventivi e consuntivi senza disavanzi, senza rischi di dissesto e senza rilievi di carattere contabile. Ho schivato i famigerati contratti derivati rimanendo fermo sul principio della immoralità di un gioco inventato e controllato da emeriti delinquenti.
Da ciò deriva il mio rispetto per assessori, segretari e dirigenti comunali, nonché revisori contabili che cercano, con procedure non spericolate, di cercare spazi di manovra per assolvere al dovere di assicurare servizi ai cittadini. La Corte dei Conti dell’Umbria non ha condiviso l’interpretazione della legge adottata dal comune di Orvieto? E allora? A parte il fatto che sia gl’intelligenti che gli stupidi sono rappresentati in tutti i settori, compresa la magistratura, basta uno sguardo alle statistiche giudiziarie per rendersi conto che moltissime decisioni di primo grado sono ribaltate in secondo grado. E anche se il giudice contabile di secondo grado confermasse la decisione di primo grado dove sarebbe lo scandalo? Che danno ne verrebbe al comune? Non è meglio parlare d’altro?