Riceviamo da Stefano Olimpieri (Pdl) e pubblichiamo.
Fino a pochissimi anni fa Orvieto era considerata da tutti gli analisti economici e finanziari come la Cenerentola dell’Umbria. In tutti i sensi. Scientificamente marginalizzata dalle burocrazie politiche perugine e ternane (ovviamente con il bene placido di quelle locali, sempre pronte a svendere il territorio per qualche beneficio personale o per qualche strapuntino ben pagato), la città stava miserabilmente fallendo a causa di un sistema di potere dirigista ed autoreferenziale che poggiava le proprie fondamenta sulla spesa pubblica e sulle clientele.
Da metà anni ’90 fino alla fine del primo decennio degli anni 2000, la sinistra si è totalmente disinteressata del bene della città ed invece di amministrare si è completamente dedicata ed attivata nella esclusiva gestione del potere: non per fare la lista della spesa, ma non si può non ricordare la svendita della discarica, la regalia dei parcheggi e della funicolare in favore di ATC, le scommesse fatte con i soldi degli orvietani in materia di contratti “derivati” (swap BNL ed RBS), i tracolli finanziari di RPO, della TeMa e della Farmacia Comunale, il vergognoso bando per dare in concessione la Piave a qualche privato, il numero assolutamente abnorme nelle assunzioni in Comune (pensateci bene, sono milioni e milioni di euro bruciati!!): così come non si possono dimenticare le spese folli ed improduttive addebitate sul bilancio comunale al solo fine della creazione del consenso.
Non per voler enfatizzare il lavoro di Concina (anche se sarebbe doveroso farlo e divulgarlo!), ma da quattro anni a questa parte la musica è cambiata e tutti i fondamentali economico-finanziari su cui si fonda la struttura comunale sono in attivo e producono dati virtuosi. In pochissimi anni si è passati da un fallimento assolutamente certo ad una realtà risanata che guarda ad una prospettiva positiva: grazie al cambio di registro messo in campo dal Sindaco e dalla sua maggioranza, è stato possibile fare tagli alle spese in maniera chirurgica e mirata, tanto da produrre, non solo un bilancio stabilizzato ed equilibrato, ma anche un nuovo modello comportamentale. In buona sostanza, si è dato come acquisito un modello assolutamente innovativo nella gestione della cosa pubblica: non c’è più Pantalone che ripiana con i soldi dei contribuenti le incapacità o le megalomanie progettuali di amministratori pubblici o privati.
Fortunatamente per Orvieto e per i suoi cittadini sono stati definitivamente sepolti gli anni d’oro delle gite a New York al Palazzo dell’ONU, dei gemellaggi con il Giappone o la Palestina, delle strisciate con le carte di credito agganciate ai conti correnti intestati al Comune e di tutto quel mondo fatto di “nani e ballerine” che era funzionale ad un sistema virtuale che – nei fatti – ha prodotto milioni e milioni di euro di debiti per le casse pubbliche.
Grazie al modello Concina si è decomposto un sistema e si sono avviate riforme strutturali che stanno già producendo evidenti benefici; benefici che in un futuro prossimo rafforzeranno, stimoleranno e supporteranno tutte le varie articolazioni sociali ed economiche della città e del suo territorio. Ormai l’onda lunga del vecchio sistema politico-economico si sta esaurendo, mentre, per converso, è già iniziato a diffondersi ed a declinarsi il modello Concina. La gravissima crisi economica e le tante altre contingenze e circostanze di questo momento storico hanno un po’ allungato i tempi, ma ormai la “rivoluzione” è partita ed il modello si è incardinato. Buon anno a tutti!