Di seguito pubblichiamo il contributo di Stefano Moretti, dottore commercialista e revisore contabile in merito alla notizia sui depositi bancari:
Paolo Borrello e Claudio Lattanzi, nei loro interventi sui depositi bancari negli istituti di credito presenti nell’ orvietano, dissertano con argomenti anche apprezzabili per analizzare la questione, concludendo con proposte piu’ o meno condivisibili comunque formulate nello spirito di utile contributo ad un dibattito sullo sviluppo possibile della nostra citta’.
Mi pare tuttavia che un argomento essenziale sia stato di fatto trascurato in tali interventi e che invece, a mio parere, merita necessaria ed ampia considerazione, cioe’ la politica degli impieghi bancari sul territorio. E’ noto come la raccolta bancaria sia costituita da tutti i depositi comunque confluiti nel sistema; con tale procedura, il depositante, rinunciando ad un’azione diretta, fa gestire alla banca le relative somm , chiedendo in concambio “prodotti” che possono assumere diverse forme che qui, per brevita’, indicheremo come risparmio gestito.
Di regola finanziario, ovvero ordinario, è quella forma con la quale si affidano alla banca delle somme, a volte anche rilevanti, a fronte di un dato interesse e tempo, e che l’istituto fara’ gestire poi al sistema di impresa o ad anche alle famiglie perche’ queste possano investirle aziendalmente ovvero in spesa privata caratteristica quale le operazioni di mutuo immobiliare.
Tramite questa circolazione finanziaria, il risparmio trova il suo impiego e solo l’analisi puntuale di questo, piu’ che la misura della raccolta e dei depositi, potra’ indicarci la qualita’ e la quantita’ della crescita economica delle aree di riferimento, in questo caso dell’orvietano.
Non si tratta quindi e solo di scarsa propensione all’investimento da parte delle P.A. ( si voglia considerare nel caso del Comune di Orvieto l’assoluta modestia del suo bilancio ! ) ma di una complessiva manovra, gran parte della quale intermediata dal sistema bancario locale, che stenta pero’ a prendere forma e sostanza utili.
Il sistema d’impresa ad Orvieto vacilla e spesso non tutto e’ oro quel che luce con la conseguenza che una parte del ritardo non puo’ che essere imputato proprio a tanto evidente stento. Rimane tuttavia da analizzare la qualita’ dell’impiego, in buona sostanza come la banca spende il danaro che governa e la sua capacita’ di valutazione de gli andamenti aziendali ben oltre gli obsoleti e comunque generici criteri di sana e prudente gestione regolati dal Testo unico bancario ed applicati pedissequamente dalle banche, affondando spesso cosi’ la piccola e poco rischiosa impresa, assai diffusa e meritevole anche tra ritardi e difficolta’, ed esponendosi invece con aziende che generano alla fine incagli, sofferenze reali e crediti non performanti.
Una analisi storica dettagliata e puntuale sui flussi finanziari bancari nel territorio sarebbe di grande aiuto per non cadere in troppo facili conclusioni sulla natura del corpus economico orvietano, della tenuta dell’impresa locale ,sia privata che pubblica e per poter reindirizzare e programmare le politiche di credito del territorio , d’investimento e sviluppo senza lasciare che tutto questo rimanga “affari loro”. Regione Umbria e Bankitalia dispongono di tutti i dati necessaria a tale analisi. Occorrre buona volonta’ per raccoglierli in maniera sistematica ed analizzarli, magari tramite il Centro Studi di Orvieto o con altro strumento utile. Solo dopo, con adeguata cognizione di causa, saremo chiamati a valutazioni fondate e scelte ragionate.