Stefano Moretti che in passato è stato anche assessore regionale alla Sanità, interviene sulla nota della consigliera del M5S Lucia Vergaglia in merito alla “vexata quaestio delle liste di attesa”. Vergaglia, fa riferimento alla recente circolare indirizzata alla Regione dal nuovo ministro Giulia Grillo in cui si chiede “quale sia la situazione liste d’attesa e quali siano le esigenze”.
Di seguito l’intervento di Moretti:
L’art 117 della Costituzione italiana, che abbiamo voluto difendere con successo dallo stravolgimento confusionario del referendum del dicembre 2016, assegna, sia pure con l’infelice formulazione voluta dalla riforma del 2001, la legislazione concorrente e quindi la competenza della “tutela della salute” alle Regioni, limitando l’intervento statale, la concorrenza appunto, per consolidata giurisprudenza amministativa, a mere funzioni di indirizzo generale.
Come, ad esempio, il PSN od altre, di regola in materia d’igiene e profilassi di carattere generale, senza mai poter intervenire sui profili organizzativi del sistema sanitario locale, che afferiscono, in via esclusiva, alle ASL e, quindi, al legislatore regionale.
Sotto questo profilo, la circolare del Ministro appare assai difettosa e, in qualche modo, continuativa di una lettura gerarchica assolutamente erronea ed anzi infondata per la quale “superior stabat Stato, inferior Regione”. Non è così e bene farebbe l’incauta ed inesperta Grillo ad evitare il continuismo con il suo predecessore Lorenzin, affetta da medesima sindrome e la consigliera Vergaglia ad invocare salvistiche soluzioni conseguenti all’avvento del contratto giallo verde, rischiando di rimanere poi delusa. L’organizzazione sanitaria, quindi, spetta solo alle Regioni, salvi i disposti del secondo comma dell’art.120 della Costituzione e le funzioni generiche e generali sopra indicate.
Tacciano quindi cortesemente i Grilli, anche se capisco che sarà difficile essendo la loro stagione, naturalmente breve, ed assumano le proprie responsabilità Presidenti ed Assessori regionali, troppo spesso gravemente latitanti. Mentre i Comuni, vigili primi del territorio, riassumanano possibili rilevate criticità in atti politico istituzionali da rappresentare ai consessi ed agli esecutivi regionali, senza mai però pensare di potersi sostiture agli stessi, come in realtà appare in più occasioni come, ad esempio, quando, impropriamente e confusamente, si nominano assessori comunali alla sanità, privi necessariamente di qualsivoglia delega e competenza ovvero si istituiscono commissioni operative che entrino nel merito gestionale ed organizzativo, non limitandosi, come invece dovrebbero, all’enunciazione ed alla rilevazione delle problematiche del sistema, numerose e complesse.
Se si avallassero tali comportamenti, ci troverremmo nella nostra Regione con 92 assessori alla sanità, 92 commissioni speciali, diversi tribunali dei malati e d anche tribuni del popolo ed un ministro, diciamo cosi’, dal taglio extracostuzionale, oltre ai tradizionali onnipresenti e tuttologi sindacati. Un po’ troppo, mi pare, anche per l’Umbria che, nonostante il PD, non ha poi così mal governato il sitema sanitario regionale.