di Franco Raimondo Barbabella
Tutto avrei voluto tranne che far arrabbiare l’Assessore Cannistrà. Credo sia doverosa una risposta, costretto però mio malgrado, anche perché il mio intento era solo quello di avere spiegazioni pubbliche su una questione che ho ritenuto e ritengo non secondaria. Come ho già detto, al di là di ciò che fanno o non fanno le persone, tale questione riguarda il ruolo della città. E su questioni di tal fatta tutti abbiamo il diritto di parola. Anzi, ritengo il dovere!
L’Assessore fornisce ora delle spiegazioni e io ne prendo atto. Non sono certo esaustive, e forse non possono esserlo, ma sono comunque delle spiegazioni. Se fossero state date prima, io forse non avrei avuto bisogno di chiederle. Dunque, lo ripeto, non ci sono ragioni per cui l’Assessore debba arrabbiarsi, e tanto meno offendere.
Mi pare di capire che il problema sia nato da “problemi di relazione o insensibilità” della persona che dirige il FAI dell’Umbria. Beh, allora l’Assessore mi consentirà di dire che non si può consentire ad una persona sola di chiudere, per quel tipo di problemi, un gruppo locale con atto autoritativo che suona non tanto come sottovalutazione di ruolo quanto come arbitraria prepotenza. Tanto più che si tratta con ciò di escludere una città, e che città!, da una manifestazione nazionale che concerne la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Dunque, lo dico ancora, non si arrabbi se qualcuno chiede di sapere che cosa è successo, peraltro dopo due mesi che è successo senza che nessuno abbia saputo perché, e se questo qualcuno ritiene che a certe prepotenze si debba anche reagire. È il diritto di chiunque, non certo solo mio.
L’Assessore riferisce di aver organizzato Art Bonus con grande impegno e partecipazione di diversi soggetti organizzati, di volontari e di giovani studenti in particolare. Benissimo, e vivissimi complimenti, veri e sinceri. Mi permetta solo di dire che, mentre ha ragione a stigmatizzare il comportamento del FAI, se il FAI si riduce ad una sola persona che agisce per ripicca o insensibilità, non è però da sottovalutare la differenza tra agire bene ma isolati e agire bene e in connessione con organizzazioni nazionali. No, non è affatto la stessa cosa.
Con quello che sto per dire ora non vorrei che l’Assessore si arrabbiasse di nuovo, ma come posso evitare di dirlo? Guardi, Assessore, sappia che io mi prenderò la briga, ogni volta che lo riterrò opportuno, di fare domande e sollevare problemi. Lei forse non mi conosce abbastanza, ma le assicuro che mi interesso dei problemi del patrimonio della nostra città da un bel pezzo. E senza pretendere niente. Soprattutto quando intervengo non lo faccio mai per interesse o in modo strumentale. Si informi, per favore. Scoprirà che se oggi lei fa l’Assessore di questo nostro Comune interessandosi proprio del nostro patrimonio storico-artistico forse è anche perché qualcuno prima di lei ha praticamente speso una vita perché tale patrimonio non andasse in malora. Senza questo impegno lei oggi che cosa avrebbe fatto visitare, delle rovine?
Mi dispiace che l’Assessore Cannistrà legga le questioni in un modo così personale. È un limite, perché in questa nostra città c’è gente che fa anche quando altri non si accorgono che fa. E per fortuna! E anche per questo, oltre che per etica pubblica, il rispetto è d’obbligo, per tutti, e in particolare per chi rappresenta l’istituzione di tutti. Soprattutto, se si tratta di argomenti su cui tutti hanno il diritto di sapere perché riguardano la considerazione di cui deve godere la città, nel suo essere se stessa e nelle sue relazioni con l’esterno.
Mi auguro comunque che ci siano occasioni, oltre che per chiarirci personalmente, anche di collaborazione nel superiore interesse di Orvieto.