ORVIETO – Meno giornate di scavo, meno reperti ed un tesoro sotto terra che potrebbe essere perso per sempre. Si è appena conclusa la terza campagna di scavo al Crocifisso del Tufo inserita nel progetto di ricerca triennale per concessione ministeriale (2015-2017), ma già si pensa al prossimo anno. E purtroppo con qualche incertezza in più. Il problema è sempre quello.
«Ad oggi, grazie al trust di scopo Sostratos (organizzazione senza scopro di lucro fondata da liberi imprenditori, ndr) – spiega il direttore dello scavo l’archeologo Claudio Bizzarri – ci sono state di supporto economico due imprese “illuminate” di Orvieto, Italmec s.r.l. e Speleotecnica s.r.l., ma non basta. E’ necessario che anche altre realtà del territorio aiutino fattivamente lo sviluppo culturale della nostra città, valorizzando uno dei siti turistici più importanti dell’intera area orvietana, apprezzato in modo particolare dai visitatori proprio in concomitanza con le operazioni di scavo». Il rischio, nemmeno troppo recondito, è che, venendo meno parte del sostegno economico, le prossime campagne possano subire una riduzione temporale delle attività con la conseguenza di portare alla luce sempre meno reperti e quindi mettendo in serio rischio l’area stessa dello scavo. Tra l’altro, a testimoniarne l’importanza, sono i risultati delle indagini.
«Le ricerche che abbiamo condotto fino a ora – spiegano gli archeologi Bizzarri e Paolo Binaco – hanno prodotto risultati inaspettati. Si è partiti dal ritrovamento di materiali risalenti all’Età del Bronzo fino al rinvenimento di migliaia di frammenti. Nel proseguo dei lavori è stata trovata una Tomba a Circolo, la struttura funeraria più antica dentro alla Necropoli, fulcro di tutti gli altri materiali e al suo interno è stato trovato il corpo di una donna con resti di stoffa».
E poi ancora. Le campagne di scavo svolte nel 2015 e hanno portato al recupero di alcuni complessi funerari in ottimo stato, sfuggiti alle attività dei ricercatori attivi nel XIX secolo. I corredi includono recipienti in bucchero e ceramica comune, vasi dipinti di produzione etrusca e di importazione greca, vasi in bronzo e preziosi monili. Mentre le indagini che si concluderanno nei prossimi giorni, hanno riguardato un isolato di tombe a doppia camera e l’acquisizione di nuovi dati in relazione allo sviluppo della parte orientale del sepolcreto.
Dal mese di maggio un gruppo di studenti provenienti dal St.Anselm College, dal New Hampshire, dalle università di Praga, Firenze e Napoli oltre a volontari del gruppo archeologico di Castel Giorgio, hanno portato alla luce una quantità significativa di materiali, in mostra presso la Necropoli del Crocifisso del Tufo. «Abbiamo scoperto un rarissimo vaso, una sorta di colatoio con fori passanti dove venivano posti in infusione materiale vegetale – spiega ancora Bizzarri – piattelli per offerte di cibo, coppe su basso piede. Ma forse, uno degli oggetti più belli riportati alla luce, è un’ascos, piccola anfora in bucchero a forma di colomba con la testa umana che risulta essere la versione etrusca di molte rappresentazioni greche di sirena o arpia». (Sa.Simo)