di Dante Freddi– C’era un tempo in cui i partiti mettevano le mani su ogni aspetto dell’amministrazione comunale e cercavano di occupare ogni spazio associativo per piazzare i propri uomini, in modo che il potere riproducesse altro potere e garantisse la continuità del sistema.
A Orvieto questa storia è durata sessant’anni, con metodo e continuità, tipica del PCI, straordinario organizzatore di consenso e di clientelismo, finché i suoi eredi, ormai spompati per mancanza di alimentazione sufficiente a garantire voti, hanno ceduto. Allora è bastato Còncina, nel 2009 ancora sconosciuto, per raccogliere il consenso del centrodestra, da sempre sconfitto e senza leader, e della sinistra impoverita di potere clientelare, scontenta, frustata, scomposta, ma sempre arrogante come un tempo.
La “vendetta del villano” c’è stata davvero, ma verso quanti si sentivano padroni. Per molti fu una liberazione per altri una vendetta.
Sono trascorsi i cinque anni di governo della destra senza cambiamenti nel metodo. Emblematica la soddisfazione perché, c’è chi si espresse in Consiglio comunale proprio così, una cordata di figli di imprenditori orvietani voleva aggiudicarsi la gestione dei parcheggi. L’affare non si concluse, perché i “figli” non si fidarono di tirare fuori quattrini per un appalto il cui successo era in gran parte in mano alla politica, spesso troppo attenta al consenso più che agli interessi della comunità.
Oggi possiamo dire di essere definitivamente usciti da quel lungo periodo in cui bisognava avere amici per “fare” e che Germani ha prodotto una svolta indiscutibile, mettendo a gara tutto quanto riguarda l’attività comunale e utilizzando comportamenti corretti nella gestione.
Potrebbe sembrare un po’ enfatico, ma mi piace dire che quella di Germani è l’Amministrazione della legalità.
Mi piace perché verificare l’onestà intellettuale di un amico stimato offre conforto, al di là delle possibili critiche alla sua amministrazione, che pure non ha ancora realizzato pienamente il programma del sindaco. Penso soprattutto alla Piave, grande problema e grande opportunità di Orvieto. Ma mancano ancora due anni e la via intrapresa e il metodo impiegato sono giusti.
“Gare pubbliche su tutto. Evviva la legalità” ci dice entusiasta del lavoro svolto Massimo Gnagnarini.
E ha ragione.
In effetti per numero e qualità le evidenze pubbliche attivate in questi mesi dal Comune per l’affidamento e il rinnovo della gestione di molteplici servizi cittadini, rappresenta una vera svolta del modo di amministrare Orvieto.
Oltre a quelle minori più numerose, che regolarmente gli uffici svolgono sulla piattaforma del mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni, le gare pubbliche principali attivate dalla Giunta comunale negli ultimi mesi, i cui capitolati sono stati trasmessi per l’esecuzione all’ apposita Centrale Unica di Committenza riguardano “tutto”, con il costo politico che comporta rompere una lunga e contorta storia cittadina:
- I Contratti Assicurativi del comune nella loro totalità;
- la gestione del Teatro Mancinelli;
- la gestione della Torre del Moro;
- la gestione della nuova biglietteria elettronica del Pozzo di San Patrizio;
- l’ implementazione di un Nuovo Sistema Informatico generale del comune;
- la gestione della Scuola di Musica;
- la gestione dei servizi socio-assistenziali integrati;
- il servizio di illuminazione votiva elettrica delle tombe dei cimiteri comunali.
Si tratta di affidamenti pluriennali il cui valore economico totale supera i 10 milioni di euro.
“L’impatto di queste decisioni- sostiene l’assessore al Bilancio Massimo Gnagnarini– ancorché derivate dall’applicazione di normative stringenti, è di quelli capaci di produrre forti sconquassi rispetto a un mondo che da decenni ruota intorno alle attività economiche svolte dal Comune di Orvieto. Inutile nascondersi che sono in gioco il destino di alcune cooperative locali e quello di associazioni come la TeMA e anche di fornitori privati di antica e consolidata collaborazione. Il mercato e le normative non fanno sconti e sono calibrati in funzione della trasparenza e della libera concorrenza a salvaguardia dell’interesse pubblico e quindi di quello collettivo.
D’altra parte- continua Gnagnarini– le polemiche, che pure in alcuni casi in maniera virulenta si sono sviluppate intorno a questi provvedimenti da parte soprattutto di alcuni soggetti interessati, accompagnate spesso da proposte di improbabili soluzioni per favorire deroghe, salvaguardie ad hoc o proroghe illegittime e ogni altro espediente per continuare nella vecchia maniera dei rinnovi illegittimi , si è dimostrata velleitaria e per certi aspetti ai limiti dell’indebita pressione nei confronti degli organi di governo della città. Si tratta di pressioni che, evidentemente, hanno avuto luogo anche negli anni passati se è vero come è vero che lo stesso MEF, nella sua ispezione al Comune di Orvieto svoltasi l’anno scorso, ha rilevato e trasmesso alla Procura della Corte dei Conti le irregolarità riguardanti le proroghe ovvero i rinnovi taciti effettuati nel corso della passata consiliatura dei contratti scaduti nel 2013 per la gestione della biglietteria del Pozzo di San Patrizio, nonché della Torre del Moro e altre ancora.
L’Amministrazione Germani- conclude l’assessore– oltre al raggiunto risanamento finanziario dell’Ente, sembra intenzionata a ripristinare l’assoluta legalità degli affari comunali.
Costi quel che costi politicamente.
Si è già visto che certe scelte costano care. Infatti hanno infiammato il PD, creato insicurezza nelle rendite di posizione di molti e quindi ribellione e opposizione, alimentato l’insoddisfazione di cui si pasce certa opposizione, reso la vita dell’Amministrazione stressante e faticosa.
D’altra parte galleggiare senza nuotare è facile, lo abbiamo sperimentato, però non si va da nessuna parte.