Riceviamo da Vittorio Fagioli, Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Speculativa e Inquinante) e pubblichiamo
Venerdì 7 luglio a Perugia la Regione Umbria ha rifatto il punto sulla problematica mercurio nelle aste del Paglia e del Tevere, dopo il convegno fatto ad Orvieto il 9 gennaio scorso. Sono stati ribaditi gli impegni, anche economici, per portare avanti il “piano di indagine” e per fine anno si attendono i primi risultati che si ha in animo di presentare ad Orvieto nel gennaio 2018. Come è noto sono coinvolte, oltre al ministero dell’Ambiente, le tre regioni Umbria, Lazio e Toscana e le relative ARPA, coordinate quest’ultime, dalla Autorità di Bacino del Fiume Tevere. Nel programma temporale presentato ad Orvieto si supponeva di dare i primi dati a luglio 2017, quindi qualche ritardo, forse anche per l’assegnazione delle risorse economiche, c’è stato.
Ma per la prima volta in un comunicato della Regione Umbria si dice che il piano di indagine, oltre a monitorare le ex-miniere di cinabro dell’Amiata, verrà “valutata, su tutto il bacino, la presenza di fonti potenziali di origine antropica di mercurio, diversa dalle miniere”. Ci fa ridere il giro di parole, usato dall’estensore del comunicato, per intendere la “geotermia” dell’Amiata, come da tempo sta sostenendo la Rete Nazionale NOGESI. Comunque meglio tardi che mai, dopo che la stessa Autorità di Bacino del Fiume Tevere, in una nota del 24.06.2017, aveva disposto la pubblicazione sul proprio sito di una informativa relativa alla “componente geotermica” quale sorgente di inquinamento da mercurio nel bacino del Paglia/Tevere, giusta la richiesta di vari sindaci di non limitare il piano di indagine alle ex-miniere dell’Amiata, peraltro oggi in buona parte bonificate, ma per ampliarlo agli impianti geotermici dell’area. Portando lo studio ad essere così più completo ed esaustivo, in grado di distinguere tra le varie fonti di inquinamento (miniere e centrali geotermoelettriche) così da attribuire a ciascuna di esse la paternità di distribuzione del mercurio e poter intervenire in modo efficace e mirato, come si deve trattandosi di pubbliche amministrazioni (art. 1 della Legge n.241/1990). Che le centrali geotermiche dell’Amiata siano un continuo “rubinetto “aperto di mercurio sul fiume Paglia (e lo diventerà di più se la richiesta presentata recentemente da ENEL Green Power per costruire una nuova centrale a Piancastagnaio (PC6) verrà autorizzata) lo ha testimoniato ampiamente il prof. Andrea Borgia, dell’Università di Milano, sia a Orvieto il 9 gennaio scorso che il 4 febbraio ad Abbadia San Salvatore, che l’8 aprile al convegno di Acquapendente. In quest’ultimo convegno il dr. Rosario Castro, medico, presidente Commissione Bonifica Mineraria di Abbadia San Salvatore, ha sostenuto che molte delle bonifiche delle ex-miniere sono stata fatte, tanto che è già attivo un museo minerario visitato annualmente da migliaia di visitatori. Si allega lo stato delle bonifiche delle ex-miniere al gennaio 2017 (vedi allegato geo.1412 bis). Ci auguriamo quindi che le tre ARPA-coordinate dall’ Autorità di Bacino del Fiume Tevere- assumano definitivamente, nelle ricerche che si apprestano a fare, la doppia origine dell’inquinamento (ex- miniere e geotermia Amiata) per arrivare al più presto-che è lo scopo ultimo- alla bonifica dei territori inquinati del centro Italia, senza alcuna possibilità di errore.
Situazione della bonifica delle ex miniere di mercurio dell’Amiata
1.Miniera ex Siele (la seconda miniera più importante del comprensorio amiatino con centinaia di addetti sita tra le località Saragiolo e Castell’Azzara). Bonifica già completata e certificata.
2.Miniera Morone (piccola miniera sita nel comune di Castell’Azzara vino alla loc. Selvena). Bonifica già completata e certificata.
3.Miniera di Abbadia S.S. (la più importante con circa 1200 minatori)
Nel 2006 fu stipulato un accordo, dopo lunga trattativa fra l’ENI (titolare della miniera) e il Comune di Abbadia S.S. che prevedeva l’incarico e la responsabilità della bonifica allo stesso comune con compenso da parte dell’ENI di 18.000.000 di euro più proprietà (boschi e terreni, laghetti, edifici ex officine e strutture di supporto).
Da allora il responsabile della bonifica è il comune di Abbadia S.S.
Situazione ad oggi:
– Lotto 1 (bonifica eternit) già eseguita.
-Lotto 2 (pozzo Garibaldi e uffici) appalto dei lavori eseguito. Sono in corso i lavori di completamento del progetto appaltato. Conclusione a mesi.
– Lotto 3 (ex officine edifici ex spogliatoi) appaltati i lavori. Sono in corso i lavori di completamento del progetto appaltato. Conclusione a mesi.
– Lotto 4 (scarico dei rosticci dopo trattamento nei forni) in località Le Lame vicino alla miniera: lotto da appaltare perché lasciato per ultimo perché ritenuto non prioritario. Il progetto consisterà in una copertura degli scarichi dei rosticci con una copertura di circa 1 metro di terreno di riporto. Comunque le acque che attualmente cadono sullo strato superiore dei rosticci non rappresentano un pericolo di inquinamento della faglia e delle acque di scolo perché trattasi di rosticci trattati a oltre 1000° C che possono al massimo contenere qualche minima quantità di cinabro ma solo qualche minima traccia di mercurio allo stato liquido.
– Lotto 5 (ex polveriere e uffici e strutture di supporto) lavori completati; molti edifici sono stati ceduti ad artigiani ed attività di servizio e commerciale;
– Lotto 6 (ex forni) la parte più centrale ed inquinata. E’ stato completato il progetto esecutivo. A breve si terrà la conferenza dei servizi che dovrà esprimersi su tale progetto. Si pensa di appaltare (se i tempi burocratici verranno rispettati) i lavori entro il 2017. Il completamento degli stessi lavori di bonifica si prevedono per fine 2018 – primi 2019. Questo progetto importante prevede infatti un finanziamento consistente di circa 8.000.000 di euro. Soldi già disponibili nelle casse del comune poiché per i lavori finora appaltati si è speso la cifra di circa 7-8.000.000 di euro.
Importante è poi il fatto che finalmente è stato sbloccato il “patto di stabilità” sulla bonifica mineraria che aveva fino ad oggi bloccato la possibilità di appaltare gli interventi del Lotto 6.
Laghetto Muraglione (dove confluivano in gran parte le acque di scolo dei forni). I fanghi depositatasi nel corso degli anni sono certamente un problema da affrontare. Le acque analizzate sono comunque non inquinate da mercurio. Il problema semmai si pone quando le piene dei canali naturali di scolo delle acque della montagna confluiscono nel suddetto laghetto rimuovendo i depositi dei fanghi e poi scolano fino a raggiungere il Paglia. Per questo è previsto un intervento per creare un bypass per tali canali naturali di scolo affinché non confluiscano più totalmente nel laghetto. Progetto di bypass che verrà finanziato a breve dalla Regione per circa 1.700.000 euro. Le acque che attualmente escono dal laghetto, a detta del geologo, non presentano una situazione di inquinamento preoccupante.
Altre notizie utili sono quelle che dal 2008 è presente il monitoraggio delle acque in tutta l’area ex miniera di Abbadia con n° 5 pozzini vicini agli ex forni del Lotto 6. I dati fino ad oggi rilevati sull’inquinamento delle acque non risultano particolarmente preoccupanti. Inoltre circa 2 anni fa è stato eseguito un importante intervento per 2 canali di scolo delle acque della montagna con bypass dell’area mineraria evitando così che le stesse acque provenienti dalla montagna confluissero nella ex area mineraria e in particolare nell’area ancora da bonificare (Lotto 6).
FONTE RETE NAZIONALE NOGESI 28.01.2017