da Giancarlo Imbastoni, ex consigliere comunale di Rifondazione Comunista
Quello che mi spinge a intervenire, è innanzitutto la solidarietà ai lavoratori TeMa che da anni fanno molto di più del dovuto per tenere aperto il Teatro. C’è poi la possibilità che il dott. Gnagnarini sia tra due anni il candidato Sindaco e questo mi preoccupa.
Mi preoccupa la sua visione “contabile/ragionieristica” della politica e delle conseguenze che sta avendo e che potrebbe avere sulla città.
Questa visione del governo della città rappresenta l’esatto opposto a quella dello sperpero di 20 anni fa,ma è altrettanto deleteria e micidiale per il teatro e per Orvieto.
Seguendo i ragionamenti di Gnagnarini (supportati prontamente dal dott. Moretti) qualsiasi soluzione alternativa al caso TeMa oltre che essere impraticabile è comunque sconveniente per il Comune, quindi se tanto mi da tanto si avvierà una gara che (mettiamo in autunno) andrà deserta e addio stagione,Tema,Teatro,e un domani forse (si fa per dire) addio a UJ winter.
Mettiamo che per un paio di anni il teatro rimanga fermo, vuoto, ad ammuffire, ma con tutte le spese fisse (manutenzioni,canoni,assicurazione)ancora in essere.
Mettiamo sempre per ipotesi che nel frattempo Gnagnarini sia diventato Sindaco (a Orvieto a volte succedono queste cose) e seguendo la sua logica io temo, e non è avventato pensarlo, che il teatro possa essere posto in vendita; sempre che non ci sia arrivata prima qualche ipoteca ad accellerare la questione.
Fantascienza? successe qualcosa del genere una decina di anni fa col Carmine e solo all’ultimo istante fu sventata la vendita.
Solo che il Carmine è un teatro di”base”diciamo così, mentre il Mancinelli è molto più complicato ed è una “macchina” (spero che su questo non ci siano obiezioni) che non può essere fermata, senza comprometterla.
Quindi la Giunta Germani (formalmente si chiama così)farà a meno della sua più efficace e prestigiosa fabbrica di cultura,in una città che si definisce città d’arte e si candida bizzarramente anche ad esserlo ai concorsi nazionali.
Non solo,tutto questo dopo averci speso milioni di€ di fondi pubblici nel restauro della struttura che ne fa l’orgoglio e la differenza con molte altre città. L’ex ministro Tremonti disse una decina di anni fa l’infelice frase con la” cultura non ci si mangia ” a Orvieto non si va molto più in la’: una politica troppo contabile crede che l’unica cultura da promuovere sia quella tipo del pozzo di san Patrizio, poche spese tanti biglietti.Manco fossimo a Bomarzo.
Concludendo cari amministratori riportate la storia sul binario della politica, se qualcuno è in grado di farlo perche CONVIENE PRIMA DI TUTTO A VOI, che in una città come Orvieto esista il Mancinelli e la TeMa, i tanto sbandierati soldi dell’uscita dal pre-dissesto, se esistono veramente spendeteli anche li. Se Orvieto vuole vendere nel mondo la bellezza fate qualcosa di semplice e difficile, investite nella bellezza, ,il Teatro ci migliora.