ORVIETO – Tanti volti, associazioni, politici, cittadini. Tanti cartelli, un unico coro: “No all’ampliamento della discarica”. Hanno risposto in tanti ieri alla convocazione del consiglio comunale aperto richiesto dai consiglieri Tardani, Sacripanti, Olimpieri, Luciani e Meffi (protocollata a marzo dell’anno scorso) in seguito all’approvazione da parte della Regione Umbria del nuovo impianto di compostaggio alla discarica Le Crete. Presente per la Regione, l’assessore Fernanda Cecchini.
Grande assente, invece, la presidente Catiuscia Marini, attesa in realtá ad Orvieto già da quando pochi anni fa si paventò l’ipotesi dell’ampliamento dell’impianto con il terzo calanco.
Un termine, ampliamento, che risuona e rimbomba come una dichiarazione di guerra a cui però gli orvietani hanno deciso di rispondere nel nome della salvaguardia del proprio territorio.
A far scattare la miccia è stato il nullaosta al nuovo progetto di Sao che autorizza la società a costruire un nuovo fabbricato per la maturazione e lo stoccaggio del compost, ovvero il materiale utilizzato come fertilizzante che si ricava dalla decomposizione dei rifiuti. Un impianto compreso tra quelli che hanno una capacità superiore alle dieci tonnellate al giorno, ampio 2400 metri quadrati per nove metri di altezza.
Il timore secondo gli ambientalisti è che questo nuovo progetto, porterà a Le Crete nuove tonnellate di rifiuti da tutta la Regione, una nuova grossa ferita su quel promontorio che riempie la visuale dalla Rupe. E ieri, in tanti lo hanno ribadito.
“È ora di dire basta a una politica scellerata dei rifiuti – ha detto Ciro Zeno de l’Osservatorio delle Crete che poi ha consegnato al sindaco un documento con diverse richieste sull’argomento – abbiamo dato venti anni a questa Regione accogliendo rifiuti nonostante la gente non li volesse. Siamo convinti che il bene dei nostri figli debba prevaricare su ogni cosa e il nostro è un grosso e unanime No alla discarica”.
Per gli ambientalisti l’Umbria rappresenta un “esempio di mala gestione dei rifiuti e continua a usare le discariche smaltendo rifiuti da altre Regioni”. “Il problema dei rifiuti deve essere affrontato in termini industriali – è intervenuta Monica Tommasi presidente nazionale degli Amici della Terra – Non capiamo come mai la Regione non riesca a farlo, anzi, è riuscita a autorizzare un impianto di compostaggio per 100mila tonnellate che servirà solo a trattare i rifiuti della Capitale”.
In tutti gli interventi un’unica grande domanda alla Regione: quale è il ruolo di Orvieto nel ragionamento della Regione? “Ci restano due strade – ha annunciato Lucio Riccetti di Italia Nostra le cui osservazioni sono state respinte dalla Regione – indire un referendum per uscire dall’Umbria oppure una interrogazione europea per la violazione dei diritti dei cittadini”. Un invito alla riflessione rivolto alla politica quello di Giorgio Santelli del movimento #SaveOrvieto affinché sia una battaglia di comunità dopo “venti anni di solidarietà ospitando la discarica”.
Dello stesso avviso, lamentando una mancanza di chiarezza e di informazione da parte della Regione, anche Cittadinanzattiva. Ma le perplessità sono state indirizzate anche all’amministrazione comunale che per due volte ha espresso voto unanime contro ogni ampliamento della discarica ma, di fatto, ha poi autorizzato la costruzione di un nuovo fabbricato. “Gli uffici del Comune – ha spiegato il sindaco Giuseppe Germani – hanno dato la compatibilità urbanistica per l’impianto che sorgerà su un’area che ha la compatibilità ambientale da circa 20 anni perché è una zona industriale a tutti gli effetti. La nostra posizione è chiara: siamo contro gli ampliamenti. La Regione ha deciso di non accettare la procedura di Via e su questo, una volta studiate le carte, entro sessanta giorni, faremo ricorso”. Una presa di posizione importante quella del Comune che non vuole contravvenire agli impregni presi nei confronti degli orvietani.
A chiudere gli interventi l’assessore Fernanda Cecchini. “Sono stata sindaco in una città dove c’era una discarica e so quanto sia complicato per i Comuni gestire dinamiche, come i rifiuti, che rappresentano i contratti più forti. In Umbria nessuno vuole gli inceneritori, il nostro piano dice di spingere sulla differenziata e produrre il CSS (combustibile solido secondario).
Al grido “non vogliamo essere la discarica dell’Umbria” rispondo che da anni, a Le Crete, arrivano solo i rifiuti del ternano”. Per quanto riguarda il terzo calanco, la Regione si è espressa più volte, nessuno lo vuole. Riguardo a questo nuovo impianto, è stato rilasciato parere positivo perché ha compatibilità con gli strumenti del Comune. La Regione non andrà mai contro la volontà di un territorio”. (Sa.Simo)