di Dante Freddi
Mi è capitato di leggere su FB, che è ormai una fonte di informazione che ha sostituito anche interviste e comunicati, un post di Gianni Pietro Mencarelli, di Cittadinanzattiva, che fornisce alcune informazioni importanti sulla sanità in Umbria.
“A Villa Umbra – comunica Mencarelli – si è svolto un interessante incontro sulla sanità e sul riordino della rete ospedaliera, dove l’assessore Barberini, che fin ora sembra attento ai problemi, ha sollevato il tema dell’invecchiamento della popolazione e quindi dell’esigenza di rivedere le politiche di assistenza, finalizzandole alla prevenzione, al post acuzie, alla cronicità, alla cura della persona anziana che, se svolta al di fuori del sistema ospedaliero , quindi sul territorio, rappresenta la soluzione ai ricoveri impropri, producendo un significativo risparmio sui costi generali del servizio sanitario”.
Primo fatto, su cui vedo poco sensibili amministratori, forze sociali, sindacati, cittadini: l’Orvietano ha una popolazione che è per più di un quarto costituita da ultrasessantacinquenni, che sono inesorabilmente inseriti nella categoria della cosiddetta “terza età”.
Di anziani, insomma. Gli anziani sono la maggior parte dei disabili, nel senso che hanno perduto alcune abilità, spesso di nuovo acquisibili utilizzando ausili, ambienti adatti, assistenza adeguata. L’uso del bastone è un simbolo straordinario, emblematico: il bisogno di maggiore stabilità è da sempre superato con un semplice sostegno, che elimina la disabilità.
Questo vale per moltissime funzioni e condizioni, che possono rendere più leggera la vita dell’anziano. Servono luoghi adatti e assistenza mirata a seconda della condizione individuale, razionalizzando i servizi assistenziali consapevoli dell’impatto che ha sul servizio sanitario la presenza di un target del 25% della popolazione con bisogni specifici, prevedibili, conosciuti e quindi con una risposta più facile da offrire.
La seconda parte del post di Mencarelli individua un luogo, per lui ottimale, dove collocare servizi che possano liberare l’ospedale. È il “Palazzo della Salute”, che secondo il piano attuale di Regione e USL dovrebbe essere costruito nella ex mensa della Piave.
A questo proposito continua Mencarelli: “il vecchio ex ospedale non è una mia fissazione, rappresenta la soluzione ai numerosi problemi organizzativi e di spazi che necessitano ai servizi del territorio, anche se chi è preposto a evidenziare le carenze è costretto al silenzio, per ovvie ragioni di convenienza e forse di sudditanza. L’assessore Barberini ha toccato il punto critico, ora noi tutti, compresi gli amministratori e i giornalisti, dovremmo fare uno stop per riesaminare vecchie decisioni e riprendere la discussione su ciò che veramente serve alla città e ai suoi cittadini per la tutela della salute che è un bene primario. Un Consiglio comunale aperto sarebbe quanto meno necessario per ridiscutere, confrontarsi, e poi decidere anche sulle sorti dei beni che ci sono sempre appartenuti”.
Qui siamo tutti coinvolti, perché la proposta del “Palazzo della Salute” all’ex ospedale, che Mencarelli sta sostenendo con una petizione, va discussa subito e seriamente, insieme ad altre destinazioni che emergeranno, perché l’ex ospedale è strategico per Orvieto e tutta la città deve esprimere la propria posizione. È doveroso il Consiglio comunale aperto, che il sindaco Germani condivide, sapendo che qualsiasi scelta non può essere compiuta senza il sostegno della città. Il tempo stringe. L’ospedale, proprietà della Regione, è in vendita per una miseria, 2 milioni e 500mila euro o giù di lì e tra poco varrà ancora meno. È ora il tempo di decidere, poi si possono soltanto subire le scelte del mercato.