di Dante Freddi
Lunedì la sala del Consiglio comunale di Orvieto e quella antistante erano inusualmente zeppe di cittadini, radunati lì per dimostrare l’opposizione della città a qualsiasi ampliamento della discarica “le Crete”.
Erano presenti esperti del settore, utilissimi per saperne di più sull’argomento, le associazioni che da anni operano per bloccare l’”Orvieto dei rifiuti”, i consiglieri comunali e l’assessore regionale all’Ambiente Cecchini. La presidente Marini non era potuta intervenire e la sua assenza è stata stigmatizzata e ritenuta come “fuga” di fronte al problema e un’offesa alla città.
A parte le sbavature di chi non sa sottarsi alle sparate politicanti e non riesce mai a costruire per caratteristiche del suo DNA, alla ricerca soltanto di qualche applauso, il clima è stato civile e i risultati perseguiti, a mio avviso, sono molto positivi, addirittura definitivi.
Il terzo calanco non si farà e l’assessore Cecchini ha dichiarato che quell’idea è fuori dai progetti regionali dal 2011, nonostante ci sia sempre qualcuno che lo ritira fuori. È accertato che quella era un’area boscata, lo sostiene anche il perito regionale, e quindi l’ampliamento non avverrà.
L’ampliamento del secondo calanco, a detta di tutti e confermato da tutti, non sarà necessario se si procederà con la raccolta ai ritmi definiti, ritoccando magari la qualità del prodotto differenziato e non soltanto aumentando la quantità. L’ampliamento è ora bloccato per opposizione al VIA (valutazione impatto ambientale) della Sovraintendenza e del Comune di Orvieto e potrebbe essere superato soltanto per volontà della Regione. Ma l’assessore Cecchini, in chiusura, ha affermato che mai la Regione si porrà contro le popolazioni: un’affermazione di principio che per un amministratore di quel livello è decisamente impegnativa e va tenuta come il risultato maggiore che gli orvietani accorsi in Consiglio potevano ottenere.
Un altro capannone sulla discarica alto 12 metri, proprio lì di fronte alla rupe, su un pianoro di oltre 200 metri altezza, visibile da ogni angolo del territorio, sembrerebbe del tutto inutile, al di là dell’impatto ambientale, dati i possibili afflussi di materiale da compost di qualità che è prevedibile coltivare e il Comune, come affermato da Germani, ricorrerà al TAR contro la determina dirigenziale della Regione che lo autorizza. C’è da sottolineare che la possibilità di SAO-ACEA di presentare il progetto è comunque responsabilità politica delle amministrazione che si sono succedute, di sinistra e di destra, perché il piano regolatore prevede quella possibilità, dato che l’area è individuata come industriale e non sono state apportate modifiche.
Il sindaco Germani ha ribadito ulteriormente che per nessun motivo tradirà la volontà del Consiglio comunale, che più volte si è espresso contro l’ampliamento della discarica, e ha dichiarato che c’è soltanto da definire quando va decretata la chiusura de “Le Crete”, contestualmente alla modificazione del Piano regionale dei rifiuti, che ha necessità di aggiornamento, in quanto sono state raggiunte le percentuali di raccolta differenziata e quindi si è modificato il quadro di riferimento che ha reso “strategica” la discarica orvietana nel Piano regionale.
La palla ora passa alla popolazione, perché se non si manterrà il trend di differenziata previsto e non aumenterà la qualità, affermazioni di principio e promesse non varranno un baiocco. Ora l’attenzione deve essere rivolta a quanto può fare ciascuno di noi, producendo meno rifiuti e rispettando le regole che impone una raccolta virtuosa, per raggiungere velocemente la tariffa puntuale (ciascuno paga quanto smaltisce) e arrivare all’equilibrio del sistema. Il professor Roberto Cavallo ha ricordato come in una regione piccola come l’Umbria qualsiasi obiettivo è raggiungibile, si può fare, ma gli attori principali sono i cittadini.
È una sfida che vale raccogliere.