ORVIETO – È stato pubblicato nei giorni scorsi l’avviso per la manifestazione di interesse alla gestione del Palazzo dei Congressi di Orvieto. È stato un lavoro lungo anni, ormai non più procrastinabile perché il Palazzo dei Congressi è un passaggio chiave per la realizzazione di un progetto per la città che sia almeno capace, al di là di una più completa visione, di realizzare quanto è chiaro, deciso ed esiste: quel Palazzo in piazza del Popolo deve essere un palazzo dei congressi e nessuno lo mette in discussione. È stata tentata anche una gestione privata una ventina d’anni fa, fallimentare quanto quella pubblica
La certezza che abbiamo ad ora è che non ha mai funzionato, per ragioni che sembrano in parte ormai superate, ed è questa la novità.
Fin dalla inaugurazione sembrava che i limiti fossero soprattutto due. Uno, la scarsa capienza dell’immobile, che limitava il target congressuale. L’altra, la mancanza di una struttura ricettiva cittadina adeguata alle abitudine dei congressisti. Il primo, in venti anni, sembra essersi risolto da solo e oggi, a quanto ci dicono gli esperti, e la capienza del palazzo, trecento/quattrocento persone, copre la maggioranza delle richieste congressuali.
Ormai la specializzazione esasperata in ogni campo ha limitato il numero di partecipanti alle diverse tematiche dei congressi.
Questo problema della capienza lo ha risolto quindi il tempo e la nuova congressistica può aiutare anche il secondo problema, la mancanza cioè di una struttura ricettiva in grado di accogliere tutti i partecipanti, come era richiesto qualche anno fa. Certo, la soluzione dell’albergo diffuso, tanto di moda, aiuta, ma è una condizione da creare, esistente soltanto nella logistica.
Comunque, oggi le condizioni ci sono per far funzionare la struttura e la speranza è che ci sia qualcuno che manifesti interesse. Se sarà così avremo uno o più progetti di gestione e quello vincente andrà ad asta pubblica, con la possibilità per il promotore del progetto di apportare ulteriore migliorie.
Rimane la questione delle strutture ricettive, che invece non risultano del tutto adeguate alle richieste congressuali, come vent’anni fa. Ma mentre allora il problema era superabile soltanto con la costruzione di un albergo di dimensioni consistenti, oggi sembra che il ruolo degli albergatori esistenti possa essere risolutivo, lavorandoci sopra per ottenere il meglio, per creare davvero un sistema di accoglienza adeguato e capace di rispondere all’unisono, senza escludere che la palazzina comando o il vecchio ospedale, comunque, potrebbero diventare una struttura ricettiva.
Ma quello è un futuro di cui non conosciamo neppure gli attori, questo è invece un presente in cui gli imprenditori hanno nome e cognome e se si vuole finalmente che il palazzo dei congressi diventi utile e proficuo per tutti, amministratori e imprenditori, è necessario che tutti imparino modalità di confronto a cui non sono abituati, che spazzino via vecchi e triti dissidi e trovino i motivi per lavorare strettamente in sinergia. In questo processo va poi inserito il territorio e le attività dei luoghi dell’intorno, perché i congressisti sono spesso accompagnati e comunque hanno bisogno di momenti di relax intelligente ed emozionante.
C’è da acquisire la fiducia che il fine perseguito è comune e ciascuno, imprenditore, amministratore e cittadino ne potrà trarre il vantaggio che persegue.
Se gli imprenditori pensassero anche soltanto un attimo che ogni passo avanti nel funzionamento del palazzo dei congressi o della godibilità della città, e quindi lo sviluppo del turismo, valorizzeranno economicamente le loro imprese e avranno un onesto vantaggio mercantile, mentre agli amministratori onesti rimarrà invece la soddisfazione di aver svolto bene il compito che si sono assunti, quello di servi di tutto il popolo, concetto desueto ma autentico per i tanti puliti e intelligenti, forse i rapporti si chiarirebbero, lasciando semplicemente a ciascuno il suo, con rispetto.