Riceviamo da Marco Marino e pubblichiamo.
Nella giornata di ieri lunedì di Pasqua, più o meno durante l’orario di pranzo, è stato affisso sull’ingresso del Museo delle Maioliche un grande cartone con sopra scritto: questo museo è chiuso mentre Orvieto è piena di turisti. I cittadini gridano vergogna. (complice il pranzo fuoriporta nessuno si è accorto dell’indignanto affissore n.d.r.)
Forse chi ha scritto l’insulto nei miei riguardi non è informato di come stanno realmente le cose, tanto che non mi sento autorizzato a rimuovere il cartello. Spero che lo faccia chi è titolato a farlo.
Ma questi cittadini così solerti perché accettano che la piazza del duomo sia stata deturpata dal Sabato Santo fino a tutto lunedì di Pasquetta da ben ventidue mezzi della RAI?
Posso capire i due camion tecnici necessari alla trasmissione, ma non tanto in quanto non si tratta più di una diretta, ma gli altri venti, quasi tutti pulmini o normali vetture, perché dovevano restare parcheggiati sulla piazza?
Inoltre vorrei sapere quale ritorno di immagine abbia Orvieto da una registrazione del concerto messa in rete alla mezzanotte e un quarto e non più come in passato nel pomeriggio del Sabato Santo.
Quanto costa questo spettacolo visto oggi da pochi aficionados insonni? Chi paga le spese?
I bravi cittadini che protestano e mi invitano al senso della vergogna sarebbe bene che sappiano che forse con l’uso del denaro utilizzato per quella trasmissione si potrebbe tenere aperto il museo continuamente per almeno una decina di anni.
Marco Marino, ex conservatore del Museo