Era stata scritta tre anni dal compianto Roberto Minervini e già comparsa sulla stampa il 12 settembre 2015 all’indomani della Conferenza dei Servizi. E’ la lettera del Prof. Roberto Minervini che ha voluto riproporre la Rete Nazionale No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante.
“Ora la vicenda, come è noto, è al Consiglio dei Ministri che i prossimi mesi dovrà decidere l’annosa questione – scrive l’Associazione – Se la presidente Marini fosse intervenuta, come richiedeva Minervini, la vicenda si sarebbe chiusa da tempo con meno rischi per il territorio e per la stessa Regione che ora è comunque costretta a motivare la sua scelta contraria all’impianto”.
Il testo della lettera a firma del prof.Minervini:
Egregia Presidente Marini,
innanzi tutto un sincero ringraziamento per l’attenzione dimostrata per le problematiche dei territori che spesso per “competenza” richiedono la Sua diretta e gradita attenzione. Siamo quindi a chiederLe di tenere nel giusto conto le istanze che, nel caso dell’impianto geotermico di Castel Giorgio, provengono con forza dai territori interessati. Ci troviamo infatti, ormai da diversi anni, a sostenere un potente impatto politico che, come credo Lei ben conosca, nasce in quel discutibile coacervo di illogici incentivi che solo questo ancora immaturo Paese ha avuto la “sbadataggine” di elargire. Come sa anche da noi, così come in molti Paesi, sono spesso i poteri forti a dettare alla politica le leggi d’indirizzo e più il paese è immaturo più questi poteri intervengono a loro vantaggio.Nel nostro caso basti guardare la “bolletta elettrica” per le rinnovabili che il Paese, cioè tutti noi, dovremo pagare nel 2015 e che sarà intorno ai 14 miliardi di euro. Una cifra enorme di cui circa il 70% andrà all’estero perché estere sono spesso le imprese che hanno realizzato ed anche attivato il nostro “conto energia”. Un regalo che si può spiegare, escludendo naturalmente la totale incapacità politica di affrontare questo argomento, solo per le pressioni che certe lobbies industriali sono state capaci di esercitare a danno di tutto il Paese.
Riteniamo pertanto che sulle rinnovabili in genere si sia molto sbagliato e che sia giunto il momento che si metta mano ad impedire altri sprechi e soprattutto altri danni ai territori. In questo contesto quindi è maturata la querelle sul caso Castel Giorgio. Un impianto di dubbia capacità produttiva (quello realizzato a Latera, in provincia di Viterbo, dall’ENEL è stato solo collaudato ed ormai è fermo da anni), di grande rischiosità sismica, che pone a rischio anche le preziose riserve idropotabili dell’area (le seconde per dimensioni in Umbria), che non produce occupazione e lede gravemente turismo ed altre attività (case di riposo per anziani) dell’area.
Egregia Presidente, mi permetta di dire che la questione non è neanche se valutare o meno se l’impianto è pericoloso, a noi basta il fatto che ci impedisca di sviluppare le economie locali già esistenti e con cui questo “coso”, come lo ha definito qualcuno, entra in profondo conflitto. Se poi ci aggiungiamo che geologi di grande esperienza internazionale lo hanno definito “rischioso e tecnologicamente superato” Lei capisce bene che questo progetto non si colloca nel giusto contesto di accoglienza locale. D’altro canto nella programmazione delle Aree
Interne in corso ad Orvieto queste tipologie d’impianto sono viste come “nemiche delle aree interne”. Che altro dobbiamo aggiungere considerato che c’è anche l’espressa contrarietà dei singoli sindaci dei comuni interessati e fino a comprendere anche parte della Regione Lazio. Credo che la Sua sensibilità politica ed anche personale non Le impediranno di soddisfare le aspettative dei territori che amministra e di cui è, per ruolo, la prima interprete, pur immaginando le pressioni di varia natura ed origine a cui è sottoposta in questo frangente. Sappia comunque che ha tutta la nostra vicinanza e partecipazione. Confidando nella Sua lungimiranza e sensibilità, un cordiale saluto e ringraziamento per la Sua attenzione.