ORVIETO – «Era ora che si regolamentassero anche le strutture extralberghiere, lo aspettavamo da tempo. Ora occorre però affrontare anche gli altri problemi del turismo a Orvieto: bagni pubblici, parcheggi, ztl, palazzo dei Congressi». Un sorriso a denti stretti quello di Stefano Martucci, rappresentante di Federalberghi Orvieto, all’indomani della notizia che, molto presto, per volere dell’amministrazione (a seguito della nuova legge regionale), si dovrà pagare la tassa di soggiorno anche per gli “affitti brevi”.
Poca enfasi perché, pur plaudendo a questo prossimo traguardo, è consapevole di tutta un’altra serie di criticità di cui purtroppo soffre la categoria. Come, appunto, la concorrenza sleale da parte di strutture dove la legge, fino a qualche giorno fa, non obbligava a pagare il fisco. «Non è più rimandabile la necessità – aggiunge – di aprire un tavolo di concertazione per affrontare in modo sinergico i problemi del turismo ad Orvieto, primo fra tutti quello del sommerso che, in questo settore e in questo territorio, sta assumendo dimensioni sempre più inquietanti». E poi, una riduzione della pressione fiscale sulle imprese alberghiere, che ha raggiunto un livello insostenibile, per una imposizione più equa e ragionevole; al rilancio del palazzo dei Congressi e la riqualificazione del palazzo del Gusto; all’attivazione dell’osservatorio sull’imposta di soggiorno, con il concorso delle associazioni maggiormente rappresentative «perché – puntualizza – le risorse derivanti dalla tassa cosiddetta di scopo siano correttamente finalizzate allo sviluppo di un comparto che è strategico per tutta l’economia del territorio orvietano». Partendo, soprattutto, dall’implementazione e dalla cura dei servizi d’accoglienza turistica primari. Una delle piaghe più purulenta è quella dei bagni pubblici che, sulla Rupe, lavorano a intermittenza o, comunque, con orario, dove più dove meno, fino alle 18. Come quello di piazza del Duomo dove le porte vengono serrate alle 17.30 o lungo via Filippeschi. Con il risultato che, frotte di turisti entrano in bar, ristoranti, negozi e alberghi, solo per poter usufruire dei servizi igienici.
«E’ praticamente una prassi quotidiana questa – racconta Martucci – arrivano in gruppo e, puntualmente, o non trovano aperti i bagni oppure non sanno minimamente dove sono. E allora, chiedono di poter usufruire dei servizi della struttura. Ovviamente, per gentilezza, qualche volta glielo si concede ma spesso sono costretto a dire di no». Tutti punti, questi, che gli albergatori hanno scritto nero su bianco in un documento protocollato e consegnato di recente all’assessore Andrea Vincenti affinché, in un tavolo di concertazione, si possa trovare presto una soluzione che non scontenti gli albergatori e, dall’altra, faccia contenti i turisti e il turismo nel suo complesso. (Sa.Simo)