Riceviamo e pubblichiamo il comunicato inviato dall’Associazione Paesidium, che cura gli interessi di circa centocinquanta soci risparmiatori BpB-CRO, per diversi milioni di euro di capitale che non è più nelle loro tasche, di cui non hanno diponibilità e che vedono soltanto motivi di preoccupazione nel presente e nel futuro. Segue il comunicato e la relazione del dott. Stefano Moretti (Dr S Moretti – Nota Tecnica ) che ha analizzato la condizione ad oggi.
La trasformazione in S.p.A della Banca popolare di Bari sta avvenendo in un contesto oggettivamente di grande difficoltà, nel quale si sommano incognite economiche, giudiziarie e normative.
Ogni giorno in base agli accadimenti si modifica il contesto di riferimento e non è facile per l’associazione Praesidium indicare agli associati il percorso da seguire.
Una cosa è certa, la Banca popolare di Bari risente fortemente del tempestoso quadro evidenziando fragilità rispetto agli eventi.
Dal punto di vista economico è chiaro che il valore di recesso di 7,5 euro per azione vale solo se virtuale, non è infatti monetizzabile dai soci nemmeno in piccola parte. È la banca stessa che lo precisa nella sua relazione degli amministratori, senza peraltro indicare quale sarebbe il valore attuale a recesso valido.
Il valore di7,5 euro sconta il realizzarsi di un piano fortemente espansivo con una marginalità in forte sviluppo, un aumento di capitale consistente da portare a casa e crediti deteriorati da smaltire senza perdite eccessive.
Che strano tipo di azione: ha un buon valore solo se resta lì come un quadretto.
Dal punto di vista giudiziario è sui giornali la verifica della guardia di finanza per presunte irregolarità, che segue un’altra da poco effettuata.
Dal punto di vista normativo si supera l’articolo del codice civile sul diritto di recesso restituendo ai soci le azioni dopo un periodo in cui si cerca di venderle: è legittimo?
Si affronta la nuova data dell’assemblea dichiarando non valido il valore di recesso fissato se si può esercitare il diritto di vendita senza dare il nuovo valore; chi comprerebbe o venderebbe qualche cosa senza definire il prezzo?
La C.R..O. , per fortuna società autonoma, è destinata evidentemente a risentire di questa situazione, è infatti posseduta per circa il75% dalla B.pB. ed è da essa amministrata.
La domanda a questo punto è: «La regione Umbria dove sta?».
Ai sensi dell’art.117 della Costituzione, la potestà legislativa, in forma concorrente, in materia di Casse di Risparmio ed aziende di credito a carattere prevalentemente regionale, è esercitata dalla Regione. Tale significativa funzione non solo consente a tale Ente qualsivoglia intervento legislativo in materia, ma lo pone al centro del dibattito istituzionale in materia, allo stato ancora non iniziato ma assolutamente non rinviabile. Auspichiamo pertanto che tempestivamente la Regione Umbria discuta in assemblea tale delicata questione ed assuma un doveroso ruolo di guida istituzionale, uscendo dall’incomprensibile attuale latitanza.
Se esiste batta un colpo”..