di Davide Orsini
Pierluigi Leoni adotta il suo stile asciutto e la sua visione un po’ schematica anche questa settimana. Ma lui è onesto nel ribadire la sua visione gerarchica della società, che vedrebbe meglio indirizzata ed organizzata se a guidarla vi fossero i notabili di un tempo, detentori esclusivi della razionalitá e della conoscenza. Va bene, sappiamo che Leoni non ama molto il popolo ignorante, però egli stesso ignora di essere ignorante su certe materie e continua e donarci perle di saggezza popolare condite da nozioni di senso comune ordinate con una prosa impeccabile. Purtroppo la realtà è più complessa dei nostri facili schemini.
Per cui l’equazione “popolo ignorante e suggestionabile, ricercatori in cerca di fondi, e scienze esatte senza risposte = situazione del Paglia” non conduce alla soluzione del problema, seppure formalmente (e solo apparentemente) corretta. Gli studi di monitoraggio ambientale sono molto complessi, specialmente in ecosistemi fluviali e marini (ne so qualcosa avendo fatto ricerche storiche ed etnografiche sulla radioecologia intorno alle centrali nucleari italiane dagli anni ’50 in poi). Per cui aspettarsi dagli “esperti” una soluzione chiara ed inequivocabile è un po’ riduttivo e denota poca familiarità con i processi scientifici. Ma ci sta, non possiamo essere esperti di tutto. Basta rendersene conto.
Mi trovo d’accordo con Barbabella, il quale comincia ad inquadrare il problema in modo corretto, almeno dal mio punto di vista. Su questa storia del mercurio nel Paglia ho scritto varie cose, in ordine sparso, per lo più in risposta alle molte sollecitazioni che di volta in volta sono emerse sulle pagine dei giornali locali e sui social network. Ho sempre ritenuto, dati alla mano–almeno quelli finora disponibili—e cercando di applicare un po’ di logica, che confondere i problemi della discarica con l’inquinamento da mercurio nel Paglia fosse un errore. Lo hanno fatto all’inizio i sostenitori di SaveOrvieto, convinti che da un punto di vista strategico fosse stato utile associare i due aspetti per tagliare le gambe al progetto regionale di ampliamento della discarica delle Crete.
Ma non mi pare la giusta impostazione da dare al problema. Continuo a ribardirlo oggi, dopo che alcuni studi (peraltro scritti in inglese e “riportati” in italiano, spesso approssimativamente da chi fa (dis)informazione) hanno reso più chiare le origini dell’inquinamento del Paglia. Alcuni esperti locali, come Gianni Cardinali, lo avevano segnalato per tempo, pur non potendo identificare con precisione l’entità del problema. Ho contestato l’impostazione di alcuni attivisti locali, come Ciro Zeno ed altri, i quali si sono lanciati sulle “notizie” di inquinamento come Chiellini fa di solito sugli attaccanti avversari, prendondo pallone e gambe.
Ma in certe situazioni di confusione, di mancanza di informazioni chiare, e con forti sollecitazioni emotive, chi grida più forte, formulando teorie del complotto che non possono essere provate e quasi mai smentite, riesce ad emergere come il campione dei diritti ambientali e della salute dei cittadini. Ci sono migliaia di studi sulla cosidetta “percezione del rischio” che descrivono queste dinamiche in modo chiaro e minuzioso. Dunque, nulla di nuovo sotto il sole. I cittadini non sono ignoranti e irrazionali, come li definisce Leoni.
Sono semplicemnte preoccupati, ed a ragione. Non si fidano delle istituzioni. Spesso hanno ragione a non fidarsi perchè le istituzioni risultano essere meno razionali, efficienti, e trasparenti di quanto ci si aspetterebbe. In questa situazione di mancanza di fiducia, i leader delle associazioni cittadine hanno una responsabilità grande. Dovrebbero cercare di esercitare il loro ruolo guida attraverso un’azione di informazione e di mediazione, usando se necessario, il loro peso politico sui tavoli instituzionali quando le RAGIONI dei cittadini vengono disattese. Ma hanno anche la responsabilità di informarsi bene, chiedendo pareri ad esperti indipendenti, se lo ritengono necessario. Non possono invece gridare alla scandalo ogni volta che non hanno una spiegazione per fenomeni o per decisioni, spesso poco comprensibili. E qui le istituzioni, incluse le agenzie come ARPA, dimostrano di non avere uno straccio di idea su come rapportarsi con la popolazione.
Giustamente il consigliere Sacripanti oggi distingue i problemi della discarica da quelli del Paglia. Ma sui casi di patologie tumorali a Bagni si è limitato a riportare il problema, senza cercare di capire almeno in via preliminare i suoi termini. Ha fatto bene a segnalare la reale preoccupazione dei cittadini affetti da queste patologie ma il nesso di causa-effetto con la presenza della discarica è un’ipotesi da cui partire, non un dato. Infine, mi pare opportuno ribadire la necessità che il fiume Paglia venga considerato nel suo complesso, come un elemento facente parte di un ecosistema su cui instistono molti interventi antropici: cave, asportazione di enerti, immissione di scarichi, infrastrutture e reti viarie, attività di irrigazione, produzione di energia, e progetti di valorizzazione ambientale. In questo quadro complesso, tutti gli elementi coesistono, spesso in modo forzato, e dannoso. Non si può continuare a parlare della salute del Paglia, del suo territorio, e dei cittadini senza avere questa visione d’insieme e senza prendere delle decisioni immediate sulle attività speculative che compromettono un già precario equilibrio. Se vogliamo “riconquistare” un rapporto salutare con fiume, dobbiamo smetterla di “usarlo” e dobbiamo tornare a conviverci con rispetto.