Riceviamo dal costituendo Comitato per la protezione dei risparmiatori CRO-BPB orvietani e ternani e viterbesi, dove sono presenti sportelli CRO e quindi direttamente coinvolti interessi e persone della nostra comunità.
“Molto malumore ha generato nei cittadini del comprensorio orvietano e ternano la recente svalutazione del capitale sociale della Banca popolare di Bari, con conseguente perdita per i clienti della stessa.
La Banca popolare di Bari ha preparato un pacchetto da proporre alla clientela composto per il 60% da sottoscrizione di capitale sociale e per il 40% da obbligazioni subordinate da acquisire congiuntamente, a cui attribuiva un rendimento leggermente superiore a quello degli altri prodotti offerti dalla banca.
La Cassa di Risparmio di Orvieto decideva di proporlo alla clientela retail in modo diffuso esaltandone le caratteristiche : “la B.P.B. aveva un bilancio sano e quindi i titoli sia pur trattati su un mercato secondario avevano una rischiosità medio -bassa, forniva inoltre rassicurazioni solo verbali che in caso di necessità di vendita, nel giro di due tre mesi, si sarebbe potuto esaudire la richiesta“.
È da considerare che C.R.O. ha una lunga storia di obbligazioni proposte alla clientela che ha sempre onorato e quindi la clientela ha sempre finanziato con fiducia la banca.
Il prodotto B.P.B. si inseriva quindi sulla scia di un corretto comportamento da sempre tenuto dalla Banca.
Era evidente, anche se chiaramente non nei corposi e complessi documenti contrattuali, che, nella percezione della clientela, risultava un finanziamento fatto alla banca per il suo sviluppo che aveva ottime caratteristiche di qualità, con una remunerazione non speculativa .
Nel corso del 2015 i clienti che hanno chiesto di vendere il prodotto non hanno visto rispettati i due tre mesi dichiarati, non hanno avuto previsioni di quando lo avrebbero potuto fare ed al più hanno potuto liquidare la parte obbligazionaria, che guarda caso era la più remunerativa, ma non le azioni. (congiunte le due componenti nell’acquisto ma non nella vendita).
Nel frattempo, in sede di assemblea, si agisce fortemente sui crediti e se ne riduce il volume, si aumentano gli accantonamenti e si svaluta il capitale sociale.
Per stessa dichiarazione dei funzionari alla fine dell’ operazione la Banca si trova poco sopra la media di settore, peraltro considerata critica in Italia.
La domanda a questo punto è se i crediti deteriorati si sono prodotti negli ultimi mesi o erano già presenti.
Ci è ben chiaro che il settore bancario in questo momento non naviga con le vele al vento e la B.P.B non può essere immune da questo andamento, ma bisogna stare attenti a non confondere la causa con gli effetti.
Riassumendo, l’operazione di collocamento del prodotto è stata fatta nella percezione dei clienti non in una logica di mercato aperto, si è agito molto su base reputazionale e quindi come ci si può meravigliare del senso di sfiducia collegato alla perdita di valore e di soldi dei cittadini investitori?
Il recupero pensiamo possa essere legato alla trasparenza. Perché non si incontrano gli investitori con messaggi chiari che rappresentino anche le eventuali criticità?
Cosa è previsto per la vendita delle azioni sia pure svalutate?
Oggi siamo a circa 11 mesi di attesa che non scontano le problematiche degli ultimi periodi.
Annotiamo con rammarico che la proposta del sindaco di Orvieto di tenere un consiglio comunale
aperto, che sarebbe stato un’occasione di trasparenza, è stata rigettata dalla commissione dei capigruppo consiliari.
Sarebbe anche opportuno che la Fondazione precisasse la sua posizione e le sue strategie per sostenere lo sviluppo socio economico del territorio.
Visto quanto sta accadendo in altre banche ed altri territori il nostro auspicio è che la questione non debba in futuro essere ricordata dopo la recente alluvione come una nuova calamità.
Ai responsabili tutti il compito di rassicurarci.
Quanti volessero partecipare alle iniziative a protezione dei risparmiatori possono comunicarlo all’indirizzo e-mail comitatorisparmiatoricro.bpb@gmail.com”