Neanche stavolta entrerà in vigore, la tassa di soggiorno slitta al 2014. O forse ancora più in là. Se Orvieto è stata infatti la prima città in Umbria a approvare l’imposta (luglio 2012), a distanza di due anni, in realtà la tassa di soggiorno ancora deve entrare effettivamente in vigore. L’ultima proroga per la “tariffa zero” concessa dall’amministrazione comunale scade il 30 giugno. Ed ecco che l’esecutivo in questi giorni ha approvato l’ennesimo slittamento per altri sei mesi. Se ne riparla, in sostanza, il prossimo anno. Anzi, no. Per parlarne, se ne parla. Va avanti infatti la trattativa con le categorie interessate Confindustria, Confesercenti, Confcommercio e anche con la nuova associazione turistico ricettiva A.s.t.r.o., ma a tutti gli effetti la quadratura del cerchio non si trova. L’assessore al Turismo Marco Marino assicura: “Fintanto che non si raggiunge un accordo, la tassa di soggiorno non verrà applicata”. C’è poi anche un’altra motivazione.
“Con questo provvedimento – è detto in una nota – l’amministrazione comunale ha inteso non aggravare ulteriormente la situazione economica delle strutture colpite dall’evento alluvionale del 12 novembre 2012 che, come è noto, ha comportato enormi danni a diverse attività produttive ubicate nel territorio comunale, compresi gli alberghi e le altre strutture ricettive, situazione che ha richiesto la dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del Comune di Orvieto”.
Gli ultimi dati sul turismo d’altro canto (rilevazione regionale del 3 giugno 2013 con aggiornamento al mese di aprile) sono costellati da preoccupanti segni meno, sia negli arrivi che nelle presenze. In generale, secondo i flussi rilevati dall’Osservatorio regionale sul turismo, nel mese di aprile, ad Orvieto si sono registrati 11.701 arrivi e 20.995 presenze. Tradotto in percentuali significa che, rispetto allo scorso anno, a visitare la città del Duomo sono stati un 22,48% di turisti in meno per gli arrivi e un 28,72% in meno considerando le presenze. Soffrono tanto l’alberghiero, quanto l’extralberghiero. Se infatti per gli hotel la flessione è del 18,30 sugli arrivi e del 27,52 sulle presenze, non se la passano meglio agriturismo e bed and breakfast che registrano cali che sfiorano il 30% tanto negli arrivi quanto nelle presenze. In un quadro simile, come hanno ribadito più volte Confindustria, Confesercenti, Confcommercio, la tassa di soggiorno rischierebbe di mettere in ginocchio molti operatori che per giunta già combattono con altre tasse invise come la Tarsu (presto Tares) pagata in base alla metratura degli hotel. Strutture spesso grandi, ma vuote per due terzi per buona parte dell’anno.