Giuseppe Baiocco affrontato un tema complesso, quello dell’Eucaristia, prendendo spunto dal miracolo avvenuto nel 1263, che più di sessant’anni dopo è stato cantato in un dramma sacro intitolato “Il Miracolo di Bolsena” da un autore rimasto anonimo, che secondo alcuni era un sacerdote di stanza nella cittadina lacustre.
Il breve testo, circa trenta minuti di dialoghi poetici di buon livello, specie nella prima parte, narra le vicende di Pietro da Praga, prete boemo che, pur essendo buon credente, ha dubitato profondamente della transustanzazione.
“Nell’operazione di completa riscrittura, pur volendo mantenere un’eco del linguaggio medievale- racconta l’autore- ho sviluppato la storia in maniera tale da farla diventare uno spettacolo di circa ottanta minuti. Quasi il triplo della prima versione. Ho ampliato il ruolo di Pietro da Praga scandagliando nella vita precedente del prete boemo, ho inserito la cristallina figura di Tommaso d’Aquino e la rigida e disperata madre Teodora d’Aquino, nonché un narratore, caldo anfitrione utile a sfoltire i numerosi personaggi minori e a guidare anche il pubblico meno accorto dentro la vicenda”.” Ho tenuto conto di svariate pubblicazioni-continua Baiocco- tra cui quella di don Italo Mattia sul recente convegno sull’Eucaristia, che ringrazio per la lucidità e la lungimiranza, soprattutto nel tratteggiare l’importanza di un cristianesimo sociale. Ma ho fatto attenzione a rimanere nel solco del Dramma Sacro, un genere poco frequentato, oggi, ma ancora ricco di scintille attenuate dalla cenere dell’odierno. Di concerto con il regista Maurizio Panici, uomo di grande esperienza e qualità, ho però voluto tener conto che il “Miracolo de lo Sacro Corporale”, l’opera che ho scritto con umiltà estrema e che alcuni, erroneamente, hanno attribuito ad altri, è pur sempre uno spettacolo teatrale che ha regole che devono essere rispettate. Quindi ritmo, asciuttezza, pathos, dramma fino al climax finale. Credo che attori come Paola Gassman, Luigi Diberti, Renato Campese e gli altri dell’importante cast sapranno, da par loro, deliziare quanti vorranno parteciparvi, in una notte di giugno”.
Del miracolo avvenuto nella chiesa di Santa Cristina, in Bolsena, sono state fatte più versioni teatrali. Si ricorda quella di Ferdinando Tamberlani e Don Titta Zarra degli anni Cinquanta, quella del ronconiano Stefano Socci negli anni Ottanta e, più recentemente, quella di un gruppo milanese. “Miracolo de lo Sacro Corporale” cerca di coniugare la tradizione con l’innovazione, attraverso un linguaggio reinventato che evoca aspre lotte e sentimenti senza tempo, con un sempre meno pallido sguardo al futuro.
Scheda del “Miracolo de lo Sacro Corporale”
Rappresentazione sabato 8 giugno 2013 alle ore 21,30.
Paola Gassman, grande attrice di spessore e duttilità estrema, interpreta Teodora d’Aquino, madre di Tommaso, splendida figura di donna rigida e materna, determinata e fragile. Luigi Diberti è l’autorevole narratore, la misurata guida che dirime la storia con sagacia e naturalezza. Poi la acclarata presenza scenica di Renato Campese, Massimiliano Franciosa, Alessandro Federico e via via tutti gli altri, fa di questo Dramma Sacro un perno per la riproposizione di un genere.
Ne è regista Maurizio Panici, impegnato in un’accurata rilettura di un fatto clamoroso che ha segnato il Cristianesimo, anima dell’Occidente, con fervida e memorabile ispirazione.
Paolo Miccichè è lo scenografo visuale, in grado di trasformare in emozione le immagini che accompagnano una storia di miracolo e fede, aggiungendo pathos e autentica vicinanza ai personaggi che si alternano con ritmo sulla scena.
Giuseppe R. Baiocco ha riscritto completamente una storia composta attorno al 1325, probabilmente da un sacerdote di Bolsena, mantenendone l’eco, ma imprimendo un linguaggio nuovo, inserendo la poetica figura di Tommaso d’Aquino, teologo delicato e forte, acutissimo e saggio, il ruolo di Teodora, sua madre, e del narratore, anfitrione caldo e “necessario”.
La produzione di Ar.Tè, con la sostanziale collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e del Comune di Orvieto, prosegue nella valorizzazione di periodi storici importanti per la città di Orvieto e dintorni, e non solo, riuscendo a coniugare spettacolo di alta qualità a operazioni sociali e culturali di rilievo. L’impatto di capitoli importanti della storia del mondo, passanti anche da luoghi di provincia, aggiunge valore a un impegno profondo per il futuro. Si tratta, in fondo, di una lettura del passato che rilanci il presente, in un’epoca incerta che cerca una via. L’idea di un cristianesimo sociale, che non è più di là da venire, ma opportunità che appare più vicina, coniuga l’arte ad aspetti secolari.
Un cast di forte impatto, una regia sicura e rigorosa, importanti scenografie visuali, un autore che dà una nuova lettura di un dramma consumato tra Orvieto e Bolsena e che ha fatto da volano a un evento straordinario attorno al mistero dell’Eucaristia. Questo e molto altro è “Miracolo de lo Sacro Corporale”.
Paola Gassman, grande attrice di spessore e duttilità estrema, interpreta Teodora d’Aquino, madre di Tommaso, splendida figura di donna rigida e materna, determinata e fragile. Luigi Diberti è l’autorevole narratore, la misurata guida che dirime la storia con sagacia e naturalezza. Poi la acclarata presenza scenica di Renato Campese, Massimiliano Franciosa, Alessandro Federico e via via tutti gli altri, fa di questo nuovo Dramma Sacro un perno per la riproposizione di un genere.
Ne è regista Maurizio Panici, impegnato in un’accurata rilettura di un fatto clamoroso che ha segnato il Cristianesimo, anima dell’Occidente, con fervida e memorabile ispirazione.
Paolo Miccichè è lo scenografo visuale, in grado di trasformare in emozione le immagini che accompagnano una storia di miracolo e fede, aggiungendo pathos e autentica vicinanza ai personaggi che si alternano con ritmo sulla scena.
Giuseppe R. Baiocco ha riscritto completamente una storia composta attorno al 1325, probabilmente da un sacerdote di Bolsena, mantenendone l’eco, ma imprimendo un linguaggio nuovo, inserendo la poetica figura di Tommaso d’Aquino, teologo delicato e forte, acutissimo e saggio, il ruolo di Teodora, sua madre, e del narratore, anfitrione caldo e “necessario”.
La produzione di Ar.Tè, con la sostanziale collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e del Comune di Orvieto, prosegue nella valorizzazione di periodi storici importanti per la città di Orvieto e dintorni, e non solo, riuscendo a coniugare spettacolo di alta qualità a operazioni sociali e culturali di rilievo. L’impatto di capitoli importanti della storia del mondo, passanti anche da luoghi di provincia, aggiunge valore a un impegno profondo per il futuro. Si tratta, in fondo, di una lettura del passato che rilanci il presente, in un’epoca incerta che cerca una via. L’idea di un cristianesimo sociale, che non è più di là da venire, ma opportunità che appare più vicina, coniuga l’arte ad aspetti secolari.