ORVIETO – Un supplemento di istruttoria per Elisa Pietrella o l’archiviazione. Sarà il giudice per le indagini preliminari, Claudio Baglioni a decidere se mettere la parola fine sulla morte della 33enne di Allerona per il cui caso il pm Chiara Capezzuto ha già avanzato richiesta di archiviazione. La giovane donna, affetta da oligofrenia, era morta il 10 marzo di tre anni fa all’ospedale di Orvieto dove era stata ricoverata per una forte tosse associata a febbre. I successi esami istologici affermarono che la trentatrenne morì per un arresto cardiaco causato da una miocardite. In un quadro complessivo aggravato dall’obesità. Anche il consulente nominato dal tribunale nel corso delle indagini non ha ravvisato responsabilità per i nove medici che tuttora in ogni caso rischiano il processo, anche se allo stato dei fatti sembra si stia andando verso l’archiviazione. E’ questa una ipotesi contro la quale la famiglia della giovane donna si è sempre battuta, arrivando anche scrivere anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scorso anno. Ieri in aula un estremo tentativo della difesa di scongiurare la possibilità di archiviare il fascicolo. Il legale della famiglia, Maria Bruna Pesci ha chiesto che vengano completate le attività istruttorie ritenute carenti. Tanto per cominciare, ad esempio, mancherebbero dalla cartella clinica i risultati di un esame radiografico al torace e degli esami del sangue. Ulteriori accertamenti poi sono stati chiesti anche sul tipo di assistenza che sarebbe stata prestata in ospedale alla paziente quando accusò gravi problemi respiratori. Lo scorso anno Gabriella, madre di Elisa, così scriveva a Napolitano: “Dopo due anni di difficili lotte giudiziarie sono venuta a conoscenza del fatto che la causa della morte è da ricondurre ad un arresto cardiaco per miocardite, ma nessuno ne è responsabile. Mia figlia di trentatré anni era stata ricoverata per bronchite acuta e tosse persistente. Mi sono rivolta alla politica e al ministro della giustizia Severino, ma nessuno mi ha risposto. Mi rivolgo a lei nella speranza che le altre mie figlie potranno conoscere la giustizia”.
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