ORVIETO – Crisi industriale e del commercio, ad Orvieto l’economia va a picco. Molto più che nel resto della provincia. Il quadro, agghiacciante, emerge dai dati in mano alla Cgil che si è presa la briga di scorporare i dati provinciali per accendere i riflettori sull’Orvietano. Ne viene fuori la fotografia di un tessuto produttivo (e occupazionale) in crisi profonda. E con scarse prospettive. Su tutti parlano i dati (aggiornati al terzo semestre 2012) della Camera di Commercio sulle iscrizioni e cessazioni di imprese. Se nel Ternano la situazione non è rosea, il saldo tra nuove imprese e quelle che invece hanno chiuso i battenti resta comunque positivo: +9. Ad Orvieto, invece, non solo le imprese che sono sparite sono più di quelle che hanno aperto, ma il saldo è fortemente negativo: -34. Le Costruzioni, da settore trainante, sono diventate quelle più in crisi. Tra imprese iscritte e cessate il saldo è di – 15, al pari di quanto avviene in Agricoltura. Non va meglio nella Manifattura dove a fronte di tre nuove imprese ne sono morte ben 13, con un saldo negativo di – 10. Soffre pesantemente anche il Commercio dove nel corso del 2012 (almeno nei primi 9 mesi) hanno chiuso 22 attività, solo ad Orvieto, con un saldo complessivo di – 8. Se poi i dati vengono estesi al Comprensorio emerge in maniera lampante che i settori più in crisi sono le Costruzioni e il Commercio. In edilizia sono nate 20 imprese e hanno chiuso più del doppio, ovvero 43 con un saldo negativo di -23. Situazione simile nel Commercio con 42 attività che sono scomparse a fronte 27 nuove che hanno aperto (saldo – 15). Il tutto per un bilancio complessivo sul territorio di – 21 imprese tra 209 iscritte e 230 cessate. A completare la fotografia i dati Inps sulla disoccupazione. Nel 2012 è cresciuta la disoccupazione ordinaria da 667 iscrizioni nel 2011 a 710 nel 2012, ma ancora più quella a requisiti ridotti da 215 a 263 iscrizioni. La mobilità poi è più che raddoppiata passando da 42 iscrizioni nel 2011 a 88 nell’anno appena trascorso. Il trend evidentemente continua. Solo dal 27 dicembre al 9 gennaio sono state 50 le domande di disoccupazione. Anche se su questi ultimi dati, secondo l’analisi della Cgil, avrebbero inciso in maniera significativa i massicci licenziamenti avvenuti a fine dicembre, in conseguenza della riforma del lavoro che, a partire da gennaio 2013, impone alle aziende di pagare un contributo del 50% del trattamento iniziale Aspi per ogni 12 mesi di anzianità aziendale degli ultimi 3 anni. La crisi economica nell’Orvietano colpisce anche gli stranieri. Per gli uomini la questione è legata alla crisi dell’edilizia. Per le donne la spiegazione è più articolata e apre uno scenario altrettanto preoccupante, sotto vari punti di vista. Nell’Orvietano sono infatti in calo le donne straniere impiegate come badanti. La Cgil spiega il fenomeno con la perdita di occupazione di tante donne che, in questo modo, sono tornate tra le mura domestiche, recuperando i compiti di cura e assistenza degli anziani. La situazione economica e le prospettive per il futuro sono tali che la Cgil non può che rilanciare l’appello al confronto tra istituzioni, sindacati, imprese e mondo creditizio. I dati sono stati presentati ieri mattina in conferenza stampa da Maria Rita Paggio, segretaria della Camera del Lavoro di Orvieto, con Alessandro Rampiconi, della segreteria provinciale e Attilio Romanelli, segretario della Cgil di Terni.