Riceviamo dalla mozione congressuale del PD “Rifare la città” e pubblichiamo.
Abbiamo voluto presentare la mozione “Rifare la Città” perché riteniamo che il congresso del Partito Democratico mancasse di temi e parole importanti. Temi e parole che provano a definire, con maggior precisione, da quale parte dovrebbe stare il PD orvietano. L’essere di parte vuole dire semplicemente sapere da dove ci si muove e verso cosa approderà il nostro muoversi. Vuol dire avere consapevolezza della propria situazione, delle situazione degli altri e della necessità di organizzarsi insieme agli altri per cambiare le cose. Così Don Milani, in una delle sue frasi più celebri. “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.
Noi stiamo dalla parte di chi ha meno: meno opportunità, meno diritti, meno soldi, meno risorse, meno speranze, meno occasioni, meno sogni, meno amicizie. E vogliamo cambiare questa storia che non piace a nessuno. Stare dalla parte di chi ha meno vuole dire lavorare, impegnarsi e studiare per far più ricca e più bella la città. Perché una città dove il benessere è diffuso, le opportunità sono ben distribuite, le informazioni girano libere e senza padroni e lo spirito di iniziativa non è mai frustrato e represso è una città migliore, più giusta, più libera.
Noi pensiamo che ci sia ancora bisogno di giustizia. A noi non basta più evocare astrattamente lo sviluppo e la crescita, quasi fossero sinonimi di ricchezza egualmente distribuita. Spesso di usa la metafora della marea: quando la marea sale, tutte le barche salgono. Però diverse di queste barche sono bucate!
Bisogna stare attenti alle parole. Quando parliamo di crescita chiediamo cosa esattamente deve crescere e a favore di chi. Quando parliamo di un progetto di sviluppo, chiediamoci: serve a produrre più opportunità? Serve a creare maggiori condizioni di uguaglianza? Serve a creare buoni posti di lavoro? Serve a fare aumentare l’occupazione femminile? Le domande potrebbero continuare a lungo, ma in ogni caso dobbiamo imparare a scuoterci dal torpore dei nostri presupposti, dei nostri condizionamenti e chiederci quale economia e quale società desideriamo e se lo scopo della politica debba essere quello di far fare i soldi a pochi oppure di creare amicizia e benessere tra i molti.
Vogliamo dare un contributo alla costruzione un’alleanza politica tra chi si occupa della “manutenzione della società” (terzo settore, volontariato laico e religioso, cooperazione sociale, professionisti della sanità, insegnanti, architetti e ingegneri, avvocati, geologi, operatori culturali…insomma, tutte professioni che incorporano l’idea di responsabilità sociale) e le “comunità operose” costituite da imprenditori e artigiani che producono lavoro, bellezza e innovazione, distribuiscono benessere, conservano tradizioni e custodiscono quella specifica diversità del fare che è il marchio più autentico di Orvieto.
Per “rifare la città” serve cambiare parole quindi valori. Anzitutto bisogna sconfiggere culturalmente e politicamente la prepotenza, l’arroganza e l’incoercibile vocazione alla denigrazione. Lo vogliamo fare diffondendo democrazia e trasparenza ovunque. Come metodo e come sostanza della politica. Vogliamo circoli del PD aperti e funzionati. Circoli che discutano e che servano alle persone a mettersi insieme per capire e per cambiare. Prima ancora dei progetti amministrativi, prima ancora delle grandi strategie, soprattutto prima dei destini del politico di turno, serve una città pronta all’azione, meglio organizzata, più coesa, più disposta a partecipare e cooperare. Per fare ciò, serve un luogo della politica praticabile. Questo per noi deve essere il Partito Democratico.
A nostro modo di vedere, l’atto politico fondamentale in una democrazia non è rappresentato solamente da libere elezioni ma da una dialettica continua e serrata tra cittadini ed eletti, così da configurare una forma sempre più forte di partecipazione diretta al governo della città. Mai più deleghe in bianco!
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario introdurre meccanismi di trasparenza (anagrafe degli eletti, anagrafe catastale, bilancio sociale, Urp telematico, pieno accesso agli atti di governo, social network…) e di democrazia (bilancio partecipato, urbanistica partecipata, forum civici, “bar camp”…).
Per finire, due ultime parole. Primarie e Cambiamento.
Primarie per tutte le cariche elettive senza eccezioni di sorta.
Cambiamento perché è tempo di congedarsi definitivamente, senza eccezioni di sorta, da politici di lungo corso del tutto indisponibili a farsi da parte e ragione principale del marasma in cui versa la sinistra orvietana.